Regia di Giuseppe Bertolucci vedi scheda film
Giovane e bella militante della sinistra eversiva elimina sia il magistrato vittima designata dell'azione terroristica sia il titubante compagno che aveva fallito il bersaglio. Riparata prima nella magione di campagna bolognese della ricca famiglia, abitata solamente dalla vecchia tata e poi a Roma dove si accinge a partire per Parigi con la madre e una fragile ed egocentrica amica, viene braccata dai carabinieri messi sulle sue tracce dalla sorella del compagno che ha ucciso.
Scritto a quattro mani da Bertolucci insieme a Vincenzo Cerami da un soggetto dello stesso regista emiliano, è una ricognizione tutta al femminile sulle macerie, morali e materiali, di un'Italia squassata dal terremoto e lacerata dalla spietata ferocia di un controverso idealismo e dove si costruisce una rete di rapporti personali nel segno di una fallimentare eredità generazionale (la Tata che ripudia una figlia putativa che la madre altoborghese sembra non aver mai conosciuto veramente, la bella ragazza di umili origini che torna a trovare una madre insensibile alla perdita del figliastro, lo spiazzante e doloroso segreto che una innocente bimbetta rivela alla madre magistrato, la vanità egoista di una giovane madre che non è mai cresciuta veramente). Sui toni delicati e poetici di un accorato realismo psicologico, Bertolucci costruisce una serie di rapporti madre-figlia come cartina di tornasole per orientarci in un paesaggio fisico e umano attraversato dai sommovimenti tellurici che devastano case e persone, vite e relazioni, speranze e ideali, dove la disgregazione delle coscienze è solo l'inevitabile conseguenza di un fallimento culturale di una vuota società interclassista in cui nessuno sembra essere risparmiato. Ferocemente critico verso la sua classe borghese di appartenenza e verso lo spregiudicato avventurismo della lotta di classe (la spietata militante che passa dall'omicidio allo shopping in centro alla confessione fiume in cui tradisce con insensibile indolenza sodali ed ideali e che ha sostituito i balocchi di ieri con le armi di oggi) è un film che pecca forse di una certa pregiudiziale ideologica ma che cerca di restituire anche una verità di fondo sul tragico epilogo di una dolorosa esperienza storica. Imperfetto nella costruzione narrativa e nell'efficacia della concatenazione degli eventi ed a volte artificioso nella caratterizzazione dei personaggi, offre una memorabile galleria di ritratti al femminile che riunisce almeno tre generazioni di ottime interpreti del nostro cinema (oltre alla formidabile Sastri ed alle veterane Massari,Valli e Podestà si riconoscono le giovanissime Ceccarelli e Braschi). Scenograficamente suggestivo si avvale delle ottime musiche del fedele Piovani e sulla collaborazione registica della 24 enne Archibugi. David di Donatello alla Sastri e Nastro d'Argento per il soggetto a Bertolucci.
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