Regia di Giuseppe Bertolucci vedi scheda film
Il film è buono, e su questo non ci piove. Per vari motivi, specialmente grazie all'occhio attento di Giuseppe Bertolucci. Però mi piacerebbe parlare di questo importante e sottovalutato film partendo dal cast. E' un film d'attrici, al cento per cento, un'opera costellata da più di una mezza dozzina tra le attrici migliori del nostro cinema. C'è Lina Sastri, nervosa e febbrile come non mai, terrorista rossa di estrazione altoborghese che uccide un giudice e un compagno brigatista che non riesce a sparare. Perno centrale dela storia, la Sastri è splendida, rapace, trasudante energica decadenza. C'è Rossana Podestà, squisita, bel ritorno sul grande schermo, nei panni della matrigna del compagno ucciso dalla Sastri. C'è Giulia Boschi, che interpreta la figlia della Podestà, quando era un promettente talento sulla cresta dell'onda e sembrava aver di fronte una fulgente carriera cinematografica. C'è Alida Valli, monumentale e grandiosa, come governante matronale che capisce tutto da uno sguardo e racconta fiabe terribili. C'è Stefania Sandrelli, strepitosa come sempre quando le capita un ruolo un po' spiritato e candido, amica della Sastri che ha tentato (anzi, ha fallito) il suicidio. C'è Lea Massari, sublime madre della Sastri, ignara di tutto ciò che combina la figlia e coinvolta in un nuovo rapporto sentimentale. C'è Mariangela Melato, sensibile giudice inflessibile e moglie tradita che funge un po' la coscienza laica della terrorista. E senza dimenticare la suorina di Nicoletta Braschi e Sandra Ceccarelli come figlia della Sandrelli che abiteranno il cinema nostrano di vent'anni dopo.
Ecco, il film è costrutito su queste sette donne, si articola con semplice sofferenza nelle storie, piccole o grandi. Sofferenza: sì, perché il dolore è l'elemento centrale del film. Tutte le anime del racconto o soffrono o non riescono a sfogare (o non vogliono? o non sanno?) il proprio dolore. La Sastri sembra rimanere quasi indifferente al duplice omicidio di cui è responsabile e di tutto il sangue che è scorso negli anni di piombo. La Podestà non riesce ad esprimere la propria dolenza per la morte del figliastro, al contrario della Boschi che va alla ricerca delle cause della morte del fratellastro (risultando, infine, il personaggio cruciale della vicenda). La Valli opta per l'abbandono della casa in cui ha lavorato per quarantadue anni, quasi a voler evitare di assistere alle conseguenze della scelta insana della Sastri (che probabilmente sospetta solo, ma un sospetto che sa di certezza). La Sandrelli a momenti soffre per non essere morta, per non essere protagonista della storia della Vita. La Massari patisce il dolore della sorpresa con un gesto radicale. La Melato si duole in silenzio, sfogandosi sulle cose (un bicchiere del caffè) e accumulando stress. E poi ci sono i segreti a dare il sale al racconto. Ognuna ha un segreto da custodire nel profondo, e che non vuole (non può? non sa?) rivelare perché in cuor proprio sa che è la più cruda (o crudele?) della verità.
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