Regia di Eugène Green vedi scheda film
L’architetto francese Alexandre, dopo una delusione professionale, intraprende un “viaggio in Italia” con la moglie Aliénor. Facendo tappa a Stresa conoscono per caso due fratelli, Goffredo e Lavinia, lui aspirante architetto, lei affetta da una misteriosa narcolessia. La coppia si divide: Alexandre prosegue il viaggio con Goffredo alla scoperta delle opere del Borromini a Torino e Roma, Aliénor resta sul Lago Maggiore. Ma non si può raccontare La Sapienza di Eugène Green, esempio limpido del miglior cinema sperimentale. Non spaventi questo termine: siamo di fronte a un modo originale di affrontare visione e narrazione. Gli attori sono chiamati a una recitazione antinaturalistica, guardano in macchina, rimandano a uno sguardo che coglie il farsi e disfarsi delle loro relazioni in funzione dell’ambiente. Borromini è un riferimento non casuale: si cerca un punto di contatto (anche ardimentoso, se volete) tra cinema e architettura, accomunati dalla luce, ma è al barocco che pensa Green, il momento della storia dell’arte nel quale più indissolubile è risultato il legame tra ragione e fede, spirito e scienza. La Sapienza (il titolo è anche un richiamo alla chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza di Roma, disegnata da Borromini) è il tipico film al quale “non siamo abituati”, perché tenta strade sue, non comparabili con altro, e forse soprattutto per questo risulta estremamente affascinante.
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