Regia di Eugène Green vedi scheda film
67°Festival del Film di Locarno 2014
Nel film di Eugene Green il cinema si presta a raccontare l'architettura, in questo caso quella dell'architetto barocco Francesco Borromini: il film prende il titolo da un capolavoro dell'artista, la chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza a Roma. Ma il viaggio alla scoperta delle meraviglie architettoniche si sovrappone quello interiore dei protagonisti, soprattutto ovviamente l'architetto Alexandre, che attraverso il contatto con la purezza e la bellezza delle opere del Maestro trova una via di uscita dalla crisi esistenziale e professionale che lo affligge, crisi derivante in parte dal'allontanamento da questi ideali per inseguire le richieste assurde dei committenti, interessati solo alle volumetrie da cui trarre profitto a scapito dell'ambiente e della bellezza.
Alexandre (architetto) e Alienor (sociologa), coppia francese sulla quarantina, si rittrovano entrambi in crisi professionale ed esistenziale: tutti e due mettono in discussione l'utilità delle rispettive professioni, che nel caso di Alexandre sembra essersi ridotta a creare volumi da sfruttare commercialmente per conto di avidi committenti, disposti a distruggere la natura ed il passato in nome del profitto. Allora Alexandre decide di partire per un viaggio in Italia, al fine di raccogliere materiale per un libro sul suo architetto preferito Francesco Borromini, a cui avrebbe sempre voluto ispirarsi nel suo lavoro senza mai veramente riuscirci, e la moglie decide di accompagnarlo. Giunti sul Lago Maggiore per visitare il paese natale del Borromini, la coppia incontra sul lungolago di Stresa due giovani frateli italiani, Lavinia (sofferente di attacchi di un misterioso male) e Goffredo (in procinto di iniziare gli studi di architettura). Un feeling particolare si instaura fin dall'inizio tra Alienor e Lavinia, un'intesa che si approfondisce tramite lunghe conversazioni in francese durante le visite della donna alla ragazza convalescente; al contrario Alexandre assume un atteggiamento scostante nei confronti di Goffredo, anche per la sfiducia maturata nei confronti della sua stessa professione che il giovane intende intraprendere. Ma l'insistenza dela moglie farà si' che al ragazzo venga proposto di accompagnare Alexandre a Roma, mentre Alienor si ferma a Stresa per riestare vicna a Lavinia. A Roma i due visiteranno i grandi capolavori borrominiani, dala chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane a Sant'Ivo alla Sapienza, oltre a quelli berniniani per mettere a confronto i due artisti barocchi (Bernini architetto del potere, Borromini piè anarchico). Grazie all'identificazione col suo maestro Alexandre risucirà a trovare una via di uscita dalla crisi in cui è precipitato, e avendo "fatto pace" con l'architettura si aprirà pian piano nei confronti di Goffredo, ed accetterà finalmente di fargli da guida e da mentore. Il ritorno a Stresa segna il ritrovato equilibrio anche nella coppia, con Alienor che attraverso la condivisione con Lavinia ha compiuto anch'essa un percorso interiore alla (ri)scoperta del suo lato materno.
La regia di Green darà il meglio facendo vibrare sul grande schermo lo spazio architettonico borrominiano: gli ovali perfetti delle volte, la luce che dà vita agli spazi, gli slanci arditi della cupola si Sant'Ivo, le geometrie del giardino di Villa Medici, i terrazzi affacciati su panorami mozzafiato della Roma barocca. Questo grazie anche all'ausilio fondamentale di una spledida colonna sonora di musica classica, contemporanea agli edifici. Da questo punto di vista si puo' dire che il tentativo di coniugare cinema ed architettura sia perefttamente riuscito.
Particolare il modo in cui Green riprende i volti degli attori, come se fossero anch'essi statute ed elementi architettonici. Un po' straniante è lo stile recitativo imposto da Green ai suoi attori, impostato e declamatorio, che dà l'impressione di assistere ad una pièce teatrale (anch'essa "barocca" piuttosto che moderna).
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