Regia di Dino Risi vedi scheda film
L’amore arriva senza una ragione, e senza un vero perché, poi. fugge via. Destino nobile e poetico è trovarne uno che duri una vita intera, come anche non incontrarlo mai: sono questi i due modi opposti in cui si manifesta l’unicità dell’individuo, il suo essere speciale che è refrattario all’ordinarietà delle mezze misure. La femminilità è un’onda fascinosa e inquieta che turba la tranquillità del mondo, ed, in particolare, alimenta quella ansiosa insicurezza maschile che si manifesta in un desiderio perennemente vivo, in una inappagabile smania di conquista. Non esiste donna che lasci un uomo indifferente; dalla bruttina alla bellona, tutte suscitano in lui una reazione, magari mutevole e passeggera, ma sempre intrigante e in grado di colpire i sensi. Non v’è una regola per l’attrazione, per la fedeltà o per il tradimento, perché il corso di un sentimento, soprattutto se nascente e ancora incerto, segue il casuale andamento delle occasioni. Essere fatti l’uno per l’altra è quindi una temporanea questione di congiunzioni astrali, che uniscono due persone con la stessa probabilità con cui, talvolta, invece, le allontanano. La condanna alla solitudine non è null’altro che il prodotto di una cosmica alchimia, di un sorteggio in cui l’ultimo estratto non completa la combinazione vincente. Ne Il segno di Venere Dino Risi dipinge la “sfortuna” del cuore solitario con la serena naturalezza con cui si dovrebbe, in ogni caso, guardare ai fenomeni della realtà, che non rispondono ad alcuna magia, né alla appassionata forza dei nostri sogni, ma solo alla impietosa, meccanica concatenazione di causa ed effetto.
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