Regia di Michalis Konstantatos vedi scheda film
Ancora una volta, dopo gli straordinari "Kynodontas" e "Miss Violence", arriva dalla Grecia un altro film sulla disgregazione della società greca, ma che è facilmente esportabile all'occidente della crisi economica (e susseguentemente morale), che vede proprio nel paese ellenico uno dei focolai più importanti di un virus che rischia di risultare devastante. Meno interessante dei due titoli sopra citati, il film di Konstantatos è comunque un'ulteriore lama che squarta la putrida pancia del popolino medio e alto borghese, che l'opera lentamente, troppo, disvela senza pietà alcuna. Siamo dalle parti dei "giochi divertenti" di Haneke, ricordato anche nello stile registico, e se il film soffre, almeno nella prima parte, di lunghi, estenuanti sguardi di camera fissa, (seppure, a conti fatti, rivelatori), ha in un finale sorprendentemente feroce, una svolta forse fin troppo didascalica ma di grande efficacia. Tutti i minuti precedenti lavorano attorno alle solitudini e alla frustrazione dei tre personaggi principali, ognuno molto diverso dall'altro, che troveranno, simbolicamente, un punto d'unione comune, come maschere di un simbolico carnevale di sciagurata violenza. Cinema spietato, quello greco, molto distante dal nostro, purtroppo, che non ha paura di raccontare quello che sono (siamo) diventati, partendo da nuclei familiari marci dentro e fuori. Molto interessante.
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