Regia di Piergiorgio Curzi vedi scheda film
Storia di Nicolino Pompa, “dongiovanni immateriale” della periferia degradata romana, cantautore di un sentimento popolare, gioiosamente, dolcemente sboccato, triviale: invia i suoi versi via sms, li chiama «esche d’amore», spera di vedere donne abboccare. Ha 70 anni, un amore fallito e perduto, 4 figli. E 3 cellulari. Recupera i numeri di telefono dagli annunci di lavoro su “Porta Portese”, sceglie gli obiettivi femminili adeguati, segue una strategia di seduzione rigorosa, che a risposta prevede risposta, a repliche infastidite tenere parole, a SOS sms di conforto. Sul suo pc annota ogni conversazione, tra lui e le donne sconosciute (1500, 150 in corso durante le riprese), storie sentimentali platoniche, che semina e coltiva, prive del peso della realtà. Un peso che Curzi riprende intorno a questo spazio ideale, a questo territorio virtuale d’amore, che per Nicolino è un lavoro giornaliero di autoconservazione: mentre lo ascolta, la macchina da presa registra la miseria degli spazi e il decadere dei corpi, la sopravvivenza nei sobborghi, il rapporto tormentato con figli che portano addosso i segni di una famiglia mancata e delle sue catastrofi emotive, il dolore di uomo felice che cerca l’alienazione dell’amore astratto, in un gesto generoso e gratuito che è, insieme, fuga egoistica e irresponsabile dal vero. È il ritratto di un uomo eccentrico che si fa storia esemplare, SMS, un piccolo specchio rovinato, che riflette il nostro tempo.
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