Regia di Edgar Reitz vedi scheda film
La vita quotidiana in Germania durante la II Guerra Mondiale, di questo parla questa pellicola. Anche il nazismo viene mostrato da un punto di vista molto quotidiano e minimalista, però credo realistico e sicuramente efficace. La ricorstruzione storica non è sfarzosa ma molto accurata, anche nei dettagli. Molti devono essere ricordi personali del regista. Infatti vi sono alcuni riferimenti ad un'opera successiva e molto autobiografica qual è "Heimat": anche qui siamo in un paesino di provincia, si accenna della costruzione della stada del 1938, e una delle protagoniste si chiama di cognome Simon, come i personaggi di "Heimat".
E' un film molto movimentato e veloce. Su tutta la vicenda aleggia un sottile cinismo, simile - ma meno forte - a quello di Robert Altman. Il regista sembra essere molto pessimista soprattutto sui rapporti umani, sull'amicizia, sulla fedeltà tra uomo e donna, e sull'onestà tra le persone. Regnano infedeltà, opportunismo, truffe, e meschinerie varie. Doveva essere poi vero anche il fatto che il macellare animali in proprio era considerato durante la guerra un reato gravissimo, punibile con la morte. L'inchiesta che sussegue al fatto sembra quasi paradossale, come la spietatezza degli organi del regime nel punire i responsabili.
Le due protagoniste sono brave, ma secondo me si distingue soprattutto l'italo-tedesco Mario Adrof, che interpreta molto bene il suo personaggio di uomo meschino e grossolano, maiale più di quello che viene macellato, piccolo nazista di provincia solo per opportunismo e per contare qualcosa.
E' un film molto ben fatto, che ha alcune scene che restano nella memoria (come quella di chiusura, apparentemente banale). Tuttavia quel cinismo leggero e tagliente, che non c'è ad esempio in "Heimat", mi è riuscito un po' ruvido.
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