Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Tomas è un uomo profondamente solo con se stesso , un “tantino” egoista, sterile negli affetti, sterile nel donare amore alle donne, (“mai nessuno mi ha ferita più di te “ Gli dice la sua ex incontrata casualmente dopo anni, schiaffeggiandolo ) sterile nel lavoro e soprattutto, sterile nella procreazione. Forse questo è il suo vero dramma nella vita, il pezzo vitale di cui ne è privo. Una sterilità che l’ha reso anaffettivo verso il mondo adulto e apparentemente un uomo indifferente, freddo, privo di autentici slanci emotivi e sentimentali . La sua costante inespressività e la sua insignificante bellezza è stata pienamente centrata nella scelta dell’attore James Franco, che seppur criticabile, non è stata scelta a caso. Tomas sembra fare solo scelte di comodo, perennemente indeciso nelle sue scelte di vita e sentimentali.
Lo si legge anche da come conclude un suo ultimo libro in cui il protagonista preferisce tornare a casa, piuttosto che avere il coraggio di mettere in discussione sé stesso.
Un bambino mai diventato adulto, che si relazione bene solo col mondo infantile.
La solitudine e la glacialità che ha irrigidito la sua anima e la sua vitalità lo si vede all’ inizio del film: egli è assorto nel freddo innevato paesaggio invernale, non sa bene che farsene di sé stesso ed una profonda crisi esistenziale e letteraria lo avvolge e lo attanaglia.
Tomas ha una grande ambizione, fare lo scrittore.. raccontare se stesso attraverso la vita degli altri, dove l’ ispirazione artistica , data dal fatto reale e dalla fantasia, si mescolano per arrivare a colpire il cuore la mente di chi legge.
In quella gelida serata invernale , in un momento di profonda crisi, distratto dal telefonino che squilla, perde il controllo dell’auto , frena all’ ultimo momento e pensando al peggio si precipita fuori.. un bimbo in stato di shock ancora vivo .. lo prende sulle spalle e
lo porta alla mamma .
Un attimo di illusoria felicità . Stasera potrà tornare a casa e a cena con la sua fidanzata , contento in pace con sé stesso e col mondo..
Non fu così.
E se solo la morte e l’amore cambiano ogni cosa, la morte cambia ogni cosa, tre vite si spezzano.
Due vite spezzate nell’affrontare il più straziante dei lutti con profondo coraggio , aiutati dal conforto della fede, la terza nell’affrontare senza saper reggerne il peso, un senso di colpa che non aveva
.. fu una fatalità … ma che va a colpire e ferire nel profondo ..
Seguirà … una separazione.. un falso , plateale, tentato suicidio con farmaci alcool e sigarette in una squallida camera d’albergo, come detterebbe la leggenda di un autentico genio artistico, stroncato dalla sua personale disperazione. Mito sfatato da una fulgida carriera, che trova inizio e fortuna commerciale dalla disperazione altrui , sublimando la intima sofferenza personale ed altrui in talento o successo nello scrivere.
La madre , Kate, che subisce la perdita del figlioletto, impersonificata dalla sempre ottima Charlotte Gainsbourg, la cui espressività si contrappone alla rigidità mimica della controparte maschile è pure un artista , ma su commissione, alla quale il lavoro ed il talento non hanno regalato così generosamente soldi e successo e i suoi disegni, al contrario dei romanzi dello scrittore , che riscuotono così tanto clamore, possiamo vederli ed ammirarli nel film … un girasole appassito ; anima di una vita straziata , un pianto senza fine.. quale dolore è più autentico ? Il metro di misura per queste cose non esiste .
Esiste un palpabile senso di colpa per aver ucciso, per aver ottenuto dal lutto altrui un successo forse non veramente meritato, ma solo ben commercializzato da una beffarda e cinica fortuna.
Esiste un autentico desiderio di essere perdonato dalla donna alla quale aveva ucciso il figlio, forse l’unica donna, anche lei con aspirazioni artistiche, che avrebbe saputo veramente amare.
Si nota come dolcemente l’accarezza vegliando il suo sonno disperato dopo aver fatto insieme falò del libro che Kate leggeva, mentre il figlio moriva , facendo anch’essa cenere di un tragico senso di colpa mai sopito.
“Vai prima che si svegli” Gli dice Kate -
“ Non ci rivedremo più? ” Le dice Tomas.
La madre leggeva un libro di William Faulkner “Mentre Morivo “ e di questo libro ne videro nella notte, riconciliati insieme sul divano, solo le fiamme nel camino, Tomas e Kate, l’uno, Tomas, fortunato, nella ricchezza della fama , l’altra, Kate, sfortunata nel grave lutto e nella povertà di una non affermazione professionale ( fu poi costretta a vendere la casa) , persone entrambe sconfitte dalla vita, messe di fronte alla morte , l’una di un bimbo involontariamente ucciso, l’altra del proprio figlio .
Importante , come dice il romanzo di Faulkner, importante, non è mentre muori, il bimbo non lo si vede mentre muore, ma come vivi la vita prima di morire.
è nell’accettazione della vita e forse nell’ accettazione del non - senso e del vuoto in cui essa a volte ci scaraventa , che ci fa scoprire o ci fa capire qualcosa di essa, e di noi stessi , si forse solo attraverso l’accettazione del non – senso del dolore che la vita comporta, impariamo a vivere.
Quello che Tomas non ha mai voluto accettare.
Tomas colma la sua sterilità affettiva e procreativa facendo la scelta di vivere con una giovane madre rimasta sola , ma nel momento in cui inizia una vita apparentemente coronata dall’ amore, da una figlia adottiva, dalla ricchezza, dal successo,
il non – senso della vita e il dolore , codardamente rinnegati da Tomas, riappaiono e pretendono giustizia.
Christopher, il fratello sopravvissuto all’ incidente, ormai adolescente furtivamente entra in casa di Tomas e della sua nuova famiglia, spregiando con la sua urina tutta la vita di Tomas , che non voleva avere più niente a che fare con un passato doloroso .
Il solo momento che Christopher ricorda di quel giorno fatale , sia nei suoi racconti , sia nei suoi disegni è esser stato messo a cavalcioni sulle spalle da Tomas, essere messo a cavalcioni sulle spalle di un padre che lui non ebbe mai, fu solo Tomas, uno scellerato sconosciuto che disgraziatamente gli tolse il fratello e si arricchì su un evento tragico.
Anche Tomas pur negandolo davanti a Christopher, l'unica cosa che ricorda di quel fatale giorno, è nel suo primo romanzo , che gli regalò il successo, quel bambino, che lui non ebbe mai, messo a cavalcioni sulle spalle.
In un atto, che con violenza, pretende quell’attenzione mai avuta e nel presente pretende quell’attenzione, costantemente negata da quell’uomo sconosciuto che gli ha involontariamente, rovinato la vita , Tomas riconosce il coraggio di Christopher , il coraggio che lui non ebbe mai , perché mai aveva sofferto come lui , e al contrario di Tomas, Christopher, nulla aveva da perdere , aveva quasi già perso tutto dalla vita.
L’attimo del calore di un abbraccio riconciliatorio per restituire un senso momentaneo al non-senso doloroso della vita.
Il ritorno alla vita è il coraggio di vivere, nonostante tutta la sua assurdità, accettandone il non-senso.
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