Trama
Tomas (James Franco) è uno scrittore che perde il controllo della sua esistenza dopo un incidente d'auto in cui perde la vita un ragazzino. Anche se non è direttamente colpa di Tomas, l'evento porta alla fine della sua relazione con la fidanzata (Rachel McAdams) e fa cambiare improvvisamente la direzione della sua vita e del suo lavoro. Seguita nell'arco di 12 anni, quella di Tomas è una storia intima di colpa e ricerca del perdono.
Approfondimento
RITORNO ALLA VITA: VENIRE A PATTI CON IL SENSO DI COLPA
Diretto da Wim Wenders e sceneggiato da Bjørn Olaf Johannessen, Ritorno alla vita racconta la storia dello scrittore Tomas Eldan, che una sera d'inverno in una strada di campagna sotto la neve investe e uccide un piccolo bambino, lasciando inermi Kate, la madre del piccolo, e suo fratello Christopher. Caduto in una cupa depressione dopo il tragico incidente, Tomas rimette in discussione la sua esistenza, rompe la relazione con la fidanzata Sara e trova conforto solo nella scrittura, dove rielabora le esperienze che coinvolgono sofferenze altrui. Nel corso degli anni seguenti, Tomas tenta di ritrovare un nuovo senso alla sua vita, facendo i conti con il senso di colpa e il perdono, destinati a esplodere nel momento in cui Kate e l'ormai diciassettenne Christopher torneranno nuovamente sui suoi passi.
Partendo dal presupposto che il tempo non guarisce le ferite ma aiuta semmai a trovare il coraggio di guardare in faccia i propri errori, Ritorno alla vita segna il ritorno di Wim Wenders a un lungometraggio di finzione. A supportarlo nell'impresa, girata in 3D, vi sono la direzione della fotografia di Benoît Debie, le scenografie di Emmanuel Fréchette, i costumi di Sophie Lefebvre e le musiche di Alexandre Desplat, oltre a un cast artistico composto da attori del calibro di James Franco (è Tomas), Charlotte Gainsbourg (è Kate), Rachel McAdams (è Sara), Marie-Joseé Crozee (è Ann, la nuova compagna di Tomas e già madre della piccola Mina) e Robert Taylor (è Christopher).
Ambientato a Oka in Canada, nello stato del Quebec e a nord ovest da Montreal, Ritorno alla vita viene così descritto da Wenders: «Ritorno alla vita è incentrato sul senso di colpa ma non riguarda esplicitamente il protagonista Tomas ma in generale tutti coloro che svolgono un lavoro creativo, dagli scrittori ai registi. L'incidente iniziale dà lo spunto per soffermarsi a riflettere su varie questioni: è possibile usare un evento a cui si è assistito o di cui si è vittima per trasformarlo in un'opera d'arte, una storia, un film o un'immagine? Si possono integrare l'esperienza e la sofferenza degli altri nella propria arte? Il nostro Tomas diventa uno scrittore migliore dopo l'esperienza traumatica dell'incidente. L'evento segna la sua crescita personale ed egli lo sfrutta per il suo lavoro. Quali sono le nostre responsabilità quando sfruttiamo le esperienze altrui in questo modo? Si tratta di una domanda che raramente ci si pone nel mondo del cinema, nonostante sia fondamentale. Di chi è la colpa e la responsabilità di quanto accaduto? Nel caso dell'incidente, è solo di chi l'ha provocato? E quali sono le relazioni tra gli estranei che vengono connessi dal trauma? In che misura si influenzano a vicenda? Non si tratta di questioni che riguardano solo Tomas ma tutti noi. Si tratta della misura in cui si accetta la realtà non solo nostra ma anche degli altri. Cosa ci rende responsabili?».
Note
Un dramma raggelato, quasi un thriller dell’anima, che dopo uno degli incipit più memorabili degli ultimi anni trascina i suoi protagonisti nelle amare e protratte conseguenze di gesti fatali, con la macchina da presa testardamente aggrappata agli spazi, alle intercapedini, e una tale mancanza di adesione al sentimento dei personaggi da ridursi, spesso, a mero esperimento formale.
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Commenti (1) vedi tutti
Che cosa determina le nostre vite ? Che cosa le informa, le guida, le fa incrociare ? Il caso, la necessità, la fortuna ? Esiste una pacificazione al nostro dolore, alla nostra colpa, al nostro rimpianto ? Esistono gli errori, o siamo tutti incolpevoli di fronte alla nostra piccolezza, alla nostra impotenza, alla nostra vulnerabilità ?
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