Che Sylvester Stallone sia un uomo generoso lo dimostra la galleria di personaggi che ha interpretato nel corso della sua carriera, tutti, in un modo o nell’altro pronti a sacrificarsi per un bene superiore. Ma questa volta l’attore americano ha davvero esagerato perchè alle prese con il terzo episodio della produzione cinematografica che lo ha riportato in vita dal punto di vista commerciale, stiamo parlando appunto di “The Expendables”, il nostro ha trovato il modo di andare oitre a qualsiasi previsione, non solo continuando a reclutare colleghi e amici che per anni gli hanno conteso il ruolo d star del cinema d’azione, e che qui si prestano a indossare la maschera dei buoni o dei cattivi per soddisfare le pretese di un cartellone che certamente può vantare numeri da record in termini di guest stars assoldate (questa volta oltre ai soliti noti si aggiungono tra gli alri Antonio Banderas, Wesley Snipes e udite udite Mel Gibson) ma anche prevedendo nel corso della vicenda il reclutamento di un nuovo gruppo di mercenari, giovani e aitanti, che, nella intenzioni di Barney Ross (Stallone), deve sostituire quello vetusto e logoro formato dai compagni di sempre.
Avvisando lo spettatore che ad un certo punto della storia gli Expendables vecchi e nuovi entreranno contemporaneamente in azione, facendo a cazzotti dentro e fuori lo schermo per cercare di rimanere all’interno del campo filmico, questo terzo episodio consuma le sue novità in questo scontro generazionale, delegando ad alcune concidenze tra vita e arte (il personaggio di Snipes, che viene fatto evadere dalla galera in cui è detenuto e Mel Gibson ingaggiato per interpretare la parte del cattivo) il compito di far sorridere lo spettatore più smaliziato. Il resto è invece il solito sciorinamento di machismo e piroette d’artificio che neanche la simpatia degli attori riesce a risollevare da una routine piuttosto scontata.
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