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Vivere

Regia di Angelina Maccarone vedi scheda film

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La recensione su Vivere

di fratellicapone
8 stelle

E’ un film di donne: Francesca, una ragazza che guida un taxi in una piccola città tedesca, Antonietta, la sorella più piccola e poi Gerlinda una signora anziana con la quale la loro vita si incrocia. Francesca e Antonietta vivono con il padre, un italiano imbolsito che è una figura del tutto marginale nella famiglia, perché la madre li ha lasciati, nel senso che è scappata di casa, quando erano piccole. Non è una vita allegra, si parla poco in casa anzi non si parla affatto, Francesca è quella che deve fare da unione tra un padre inconcludente e Antonietta, che ha perso la testa per uno che suona in una band e con lui scappa a Rotterdam per seguirlo nei suoi concerti. Antonietta scappa con lui la sera di Natale senza dire niente a nessuno e il furgone della band causa involontariamente un incidente con una macchina alla cui guida c’è una donna anziana Gerlinda.

Francesca cerca la sorella e sulle sue tracce trova la macchina incidentata con dentro Gerlinda priva di sensi e la porta in ospedale. Gerlinda scappa dall’ospedale e Francesca se la ritrova nel taxi. Gerlinda è una donna in crisi, silenziosa, fuma in continuazione e anche beve. Il film intreccia le vite di queste due donne (Francesca e Gerlinda) e poi anche di Antonietta in modo molto intrigante e assume sempre più importanza il ruolo di Gerlinda che, pur con tutti i suoi problemi (è appena andata in pensione, la relazione che aveva con un’altra donna è improvvisamente finita, la vecchiaia) diventa il baricentro delle tre donne. Tre persone sole, che si chiedono sempre perché tutto finisca e tutti ci lascino e Gerlinda dice che bisogna vivere il presente. Vivere è un motivo sufficiente per vivere, un po’ tautologico ma in effetti è così.

Il film è realizzato molto bene anche come incastri temporali degli incontri tra Francesca e Gerlinda e poi di Antonietta e Gerlinda, per cui il film spesso riporta la storia a vari snodi precedenti e segue lo sviluppo dei singoli personaggi. C’è molto movimento nel film, in alcuni punti fa venire in mente un road movie, ma quello che prende nella storia è il rapporto tra queste tre donne che troveranno alla fine un equilibrio per vivere.

I personaggi maschili sono pressoché assenti, anzi sono non-personaggi. Il padre italiano, brontolone e ininfluente nella vicenda e nella vita delle sue figlie, il ragazzo della band di cui Antonietta era follemente innamorato che rivela uno che scappa quando causa l’incidente e non avverte la polizia e che poi, quando Antonietta rimane incinta, l’unica cosa che propone è un aborto.

Le attrici sono brave in particolare l’attrice anziana che interpreta Gerlinda, che rende benissimo lo sperdimento nello scoprirsi senza più il lavoro, vecchia e lasciata dalla donna con cui aveva una relazione e poi la capacità, nella parte finale del film, di capire i problemi di Francesca e Antonietta e aiutandole a capire loro stesse dà un senso anche alla sua vita.

 

(film visto al Goethe Institut di Palermo, con sottotitoli).

 

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