Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
La Terra sta esaurendo le sue risorse, quasi tutti gli abitanti si sono trasformati in agricoltori e conducono un’esistenza sempre più stentata; la NASA lavora in segreto per scoprire nuovi mondi dove il genere umano possa perpetuarsi, sfruttando un wormhole da poco scoperto nel sistema solare; un ex pilota rimasto vedovo alleva un figlio e una figlia in una fattoria ai margini del deserto. Nolan pensa in grande, non teme forzature e inverosimiglianze (si parla di spedizioni verso Saturno come fossero gite fuori porta, oltretutto organizzate da una NASA ridotta al lumicino), sfida il ridicolo della magniloquenza (il pippone sull’amore come forza che muove il mondo era proprio necessario?) e realizza un film imponente. Certo, ha l’indubbia tendenza a complicare inutilmente le cose; ma tutto sommato questa volta la narrazione è più lineare rispetto alla sua media (anche se non mancano vertiginosi montaggi incrociati fra scene che si svolgono in galassie diverse), non c’è un enigma da risolvere (chi siano Loro, lo si capisce abbastanza presto), non è necessario tenere gli occhi aperti per non farsi sfuggire il minimo dettaglio. Soprattutto, non viene dimenticato il fattore umano: si parte da pulsioni elementari come l’amore (ebbene sì), la solitudine e l’istinto di sopravvivenza, e si mostra il modo in cui agiscono in situazioni estreme. Tutti abbiamo almeno una vaga conoscenza dei paradossi generati dalla teoria della relatività: ecco, Nolan ha osato mettere in scena un padre giovane al capezzale di una figlia vecchia e moribonda.
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