Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
In un mondo reso sterile dallo sfruttamento intensivo delle risorse naturali e avviato ad una inevitabile desertificazione, le colture estensive si sono ormai ridotte alle poche specie che possono sfamare una popolazione sempre più numerosa e dove l'agricoltura sembra l'unica attività di sussistenza in grado di mantenere un sistema economico e sociale sempre più fragile e precario. Già ingegnere, abile pilota della NASA e padre di due figli orfani di madre, Cooper manda avanti tra mille difficoltà la sua fattoria aiutato dall'anziano genitore e dal giovane figlio Tom. Quando, grazie all'aiuto della figlia Murph, scopre per caso dell'esistenza di un programma spaziale segreto di viaggi interstellari che ha lo scopo di trasmigrare l'umanità verso altri mondi extra-solari, viene coinvolto nel progetto da un suo vecchio professore che lo costringe a scegliere tra la sua famiglia e la salvezza del genere umano. La missione, difficile e perigliosa, si rivelerà foriera di scoperte sensazionali in grado di sovvertire la stessa concezione del genere umano ed il suo ruolo centrale nell'universo.
"Transumanar significar per verba non si poria. Però l'essemplo basti, cui esperienza grazia serba"; per dirla come Dante la rappresentazione di un'esperienza che trascende l'umana percezione delle dimensioni a noi conosciute (lo spazio ed il tempo) dovrebbe rimanere confinata nell'ambito di una suggestiva allusività che ne preservi il mistero pur rendendone immediata la complessità di significati che essa si porta dietro. Questo pare non sia l'avviso della pubblicistica nella tradizione cinematografica a stelle e strisce, nè tantomeno del prolifico e magniloquente Nolan che pure a confronto con generi più umanistici ('Memento'- 2000, 'Insomnia' 2002) aveva dato prova di saperci fare con 'l'inner space' delle ossessioni e dei labirintici percorsi della mente umana.
Frutto di un adattamento ipertrofico delle teorie divulgative del fisico teorico Kip Thorne e pienamente inserito in un filone fantascientifico dove gli ingredienti melodrammatici legati all'amor di patria (USA VS Resto del Mondo) e di famiglia (unità minima di aggregazione sociale d'oltreoceano) ne rappresentano i cardini ideologici, questa prolisso eppur godibile blockbuster action-adventure targato Warner e Paramount (165 milioni di dollari!) ci vuole stupire con effetti speciali ed in larga parte non si sottrae dal farlo, pur demandando ad un immaginario del già visto tra Star Trek e l'Odissea nello spazio che fu (correva l'anno,ricordiamolo, 1968!) quell'armamentario iconografico e figurativo che ci saremmo aspettati di trovare.
Star Trek (1979): Una scena del film
Interstellar (2014): Una scena del film
Reggendo egregiamente (il montaggio ha fatto davvero miracoli) le quasi tre ore di metraggio e portando alle estreme conseguenze la tesi buonista secondo cui gli eroi non muoiono mai (anche se attraversano la schiacciante gravità di un buco nero ribattezzato secondo l'uso corrente al pari di una comune 'tempesta tropicale' e rimangono senza ossigeno alla deriva nello spazio cosmico) nè tantomeno i loro figli, questa salvazione del mondo a misura di famiglia (altro che legge di Murphy!) è una summa di come la sfrontatezza irriverente e pragmatica di certo cinema americano abbia in dispregio tanto il ridicolo di alcuni passaggi inverosimili (una pioniera dei viaggi interstellari e figlia d'arte in cerca di un innamorato disperso tra le stelle) che una retorica da 'topgun' in grado di attraccare una stazione orbitale senza controllo ed in caduta libera, semplicemente attraverso l'annullamento in sincrono del momento angolare. Ma, si sa, lo spettacolo non ama (giustamente) la coerenza e si fonda sul (sacrosanto) diritto di confondere il vero col verosimile, facendoci godere di panorami mozzafiato dove la risacca di maree da 'Black Hole' ti fa arrivare l'acqua alle caviglie per poi annientarti con onde chilometriche, o palpitare per le conseguenze melodrammatiche di una 'perdita di tempo' (in lustri) dettata dalla relatività generale.
Tornado all'assunto dell'incipit poi, rimane confinato nel solco di una tradizione disneyana la trovata di una multidimensionalità 'gravitazionale' che, scimmiottando la ricaduta di una teoria delle stringhe e dei paradossi di conoscenza delle circuitazioni temporali, conduca un padre a dialogare con una figlia ancora piccola convinta dell'esistenza dei fantasmi od a lanciarsi messaggi dal futuro nella speranza di convincere sè stesso che a volte è il caso di starsene tranquilli in casa invece di andarsene a zonzo per il periglioso Universo-Mondo. Così tra il nichilismo romantico di Dylan Thomas e le stazioni idroponiche orbitanti su Saturno tutto sembra risolversi per il meglio ed un padre, avendo salvato capra e cavoli, può congedare la figlia invecchiata e morente attorniata dalla numerosa discendenza, negletto a parentado tutto ed all'intera opinione pubblica che ne sconosce le gesta e l'eroismo; allora tanto vale riprender la strada delle stelle sulle tracce dell'amor perduto...(To be continued...).
Premio Oscar 2015 per i Migliori effetti speciali e spledide musiche di Hans Zimmer.
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