Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
Parlare di Christopher Nolan e del suo cinema non è poi così facile, o meglio, non è un argomento liquidabile nell’arco di poche righe. L’eco mediatica che Nolan e le sue opere hanno acquistato, nel corso di questi primi 15 anni di attività, ha fatto in modo che ogni suo nuovo film in uscita rappresenti un evento per ogni cinefilo, sia tra coloro che sono fan del regista, sia tra i suoi detrattori. Per cominciare, parto da una considerazione proprio su Nolan stesso: mi è capitato di sentir dire o di leggere che il regista inglese venga considerato come un autore di cinema freddo ed algido , che tenda, cioè, a “raffreddare “ i sentimenti. E’ vero, Nolan non è mai stato tipo da facili lacrime sullo schermo , da retorica a buon mercato, ma nella discrezionalità dei suoi sentimenti, il suo cinema – o meglio, i personaggi che popolano le sue storie – ha avuto spesso come cuore pulsante la ricerca dell’amore e del calore della famiglia. Batman/Bruce Wayne era ossessionato dalla perdita dei suoi genitori, così come il maggiordomo Alfred sperava che il suo padrone fosse finalmente felice accanto ad una donna; allo stesso modo, il Dom Cobb di Inception non riesce a slegarsi dall’amata moglie, così come il suo obiettivo è quello di poter finalmente riabbracciare i due figlioletti, giusto per citare due esempi che mi vengono in mente. Il cinema di Nolan, perciò, può essere definito umanista, proprio perché esplora innanzitutto l’essere umano con le sue contraddizioni: le sue aspirazioni migliori, così come i suoi meandri più oscuri ed ossessivi.
Interstellar (2014): Christopher Nolan, Matthew McConaughey
Christopher Nolan sul set assieme a Matthew McConaughey.
Interstellar, da questo punto di vista, rappresenta una summa del Nolan-pensiero. Il film ha inizio in un prossimo futuro dove l’ecosistema terrestre è collassato su se stesso: nessuna cultura agricola è più coltivabile – ad eccezione, in parte, del granturco – a causa di un probabile virus batteriologico semplicemente ribattezzato “Piaga”. Anche la desertificazione si fa avanti a grandi passi: la regione dove il protagonista Cooper e la sua famiglia vivono come agricoltori è continuamente spazzata da terribili tempeste di sabbia, anche se, pare, l’intero pianeta sia piagato da questi problemi. Nolan è grande nel mostrare questo futuro da incubo, dove la sabbia ricopre perennemente tutto (mobili e suppellettili devono essere regolarmente ripuliti), dove le malattie respiratorie sono all’ordine del giorno, dove, oltre alla sabbia delle tempeste, il cielo è perennemente oscurato dalle colonne di fumo che implacabili si alzano dai campi, dove gli agricoltori, sconfitti, sono costretti a bruciare i propri raccolti. E dove, soprattutto, l’umanità vive in un clima di piena recessione scientifica; questo, secondo Nolan, forse è il pericolo più allarmante: la ricerca scientifica è stata abbandonata in favore della sola agricoltura; le università, ormai quasi del tutto inutili, accettano pochi studenti, poiché il grosso della popolazione deve lavorare solo nell’agricoltura per produrre una quantità accettabile di risorse commestibili; gli organi della Difesa sono stati smantellati e gli stati sono praticamente allo sbando. Insomma, non occorre più studiare, ma solo abbassare lo sguardo a terra per fare i manovali solo e soltanto per sopravvivere; addirittura, per disalimentare l’interesse verso lo studio scientifico, vengono stampati libri dove si millanta che le esplorazioni spaziali siano soltanto dei falsi costruiti ad arte. Ecco qual è la vera morte dell’Uomo: l’oscurantismo, la perdita e la negazione di ogni interesse verso lo studio e la ricerca scientifici.
Interstellar (2014): scena
Le tempeste di sabbia spazzano il pianeta.
L’unica salvezza risiede in una missione spaziale attraverso la quale raggiungere altri pianeti per studiarli e sceglierne uno come “nuova casa” per l’umanità. I protagonisti, tra cui il protagonista Matthew McConaughey, devono raggiungere tre di questi pianeti, sui quali sono già presenti altrettanti scienziati. Per ovviare alle distanze siderali del cosmo, gli astronauti devono attraversare un warmhole (un varco spazio-temporale) presente vicino a Saturno che li trasporta verso altre galassie ed altre dimensioni. Nolan, in fase di scrittura, si è avvalso della collaborazione del fisico Kip Thorne, grande studioso dei fenomeni spaziali, in modo da garantirsi la maggior verosomiglianza possibile nelle scene spaziali; il risultato ottenuto lascia a bocca aperta: Nolan dimostra di avere un occhio registico immenso, donando alle scene ambientate nello spazio una maestosità magnifica. Si percepisce come la minuscola astronave Endurance si lanci verso le immense forze che regolano il cosmo: il viaggio nel warmhole è un momento di grande cinema come costruzione spettacolare, tensione e meraviglia; così come il successivo salto di McConaughey all’interno del buco nero verso l’ignoto è altrettanto emozionante. Il warmhole è visto dagli astronauti come un’immensa sfera che distorce le tre dimensioni dello spazio, mentre il buco nero Gargantua, nel quale McConaughey supera l’orizzonte degli eventi, è visto come un gigante dello spazio illuminato dai gas incandescenti che lo circondano. Di fronte a forze della Natura simili ci si sente piccoli ed inermi.
Interstellar (2014): scena
L'immensità del cosmo: il buco nero Gargantua.
Altre forze ostili ostacolano i nostri eroi al momento dell’esplorazione dei pianeti. Il primo pianeta è completamente ricoperto d’acqua, ma soprattutto, gravitando vicino ad un buco nero, sulla sua superficie il tempo scorre molto più lento (il rapporto, nel film, è di 1 ora=7 anni). McConaughey e gli altri scoprono che il pianeta è flagellato da onde anomale continue (proprio per via dell’attrazione del buco nero) che hanno ucciso lo scienziato che avrebbero dovuto recuperare, ma quel che è peggio, quando tornano sulla loro astronave in orbita, scoprono anche che in realtà sono stati via per ben 23 anni. Un autentico cortocircuito temporale. E’ dolorosa la scena dove il protagonista Cooper guarda i video-messaggi inviati dai figli nel corso di questi 23 anni: li vede crescere, diventare adulti, nel caso del figlio (Casey Affleck) diventare a sua volta padre e della figlia Murph (Jessica Chastain)una scienziata che prosegue il lavoro di ricerca iniziato da Michael Caine. Le vite dei suoi figli vissute nell’arco di pochi minuti e di pochi, disperati, messaggi . Il secondo pianeta visitato porta con sé un pericolo ancora maggiore: la follia umana. Risvegliando dal criosonno il dott. Mann (Matt Damon), i nostri si ritrovano faccia a faccia con un uomo reso paranoico dalla lunga permanenza in solitudine e dalla mancanza di una qualsiasi famiglia che lo aspetti sulla Terra. Il personaggio di Damon matura una visione distorta e “malata” degli obiettivi della sua missione: falsifica i dati della sua ricerca per farsi venire a recuperare, tenta di uccidere McConaughey e ruba il lander di soccorso per raggiungere l’astronave Endurance ed andarsene. Nolan, tra l’altro, gioca con la tensione quando imbastisce tutta la sequenza dell’aggancio imperfetto tra il lander guidato da Damon e l’Endurance e, di seguito, l’aggancio della navetta dei protagonisti all’astronave in rotazione fuori controllo. Volendo trovare una similitudine, il personaggio del dott. Mann rappresenta i pericoli della scienza quando si trova nelle mani delle persone sbagliate. Damon, dal canto suo, è bravo nel restituire un personaggio che, sotto alla facciata di scienziato apparentemente tranquillo e professionale, nasconde una personalità malata e letale.
Interstellar (2014): Matthew McConaughey
Il pianeta ghiacciato, "tana" del pericoloso dott. Mann, alias Matt Damon.
Come già detto, definirei il cinema di Nolan come “umanista” proprio perché è l’Uomo stesso ad essere al centro della sua storia; solo grazie allo spirito pionieristico – incarnato proprio da McConaughey – e alla spinta a superare e comprendere l’ignoto che la razza umana può evolversi e comprendere la portata e la potenza delle forze della Natura. Cos’è quell’elemento in più che caratterizza l’Uomo e gli permettere di sopravvivere: secondo Nolan si tratta dell’amore, come quello che tra un padre ed una figlia, quello che riporterà a casa Cooper per poter riabbracciala. “Il mio papà me lo aveva promesso” sono le parole che dice Murph quando finalmente può rivedere suo padre almeno un’ultima volta; “I genitori sono i fantasmi della memoria dei figli” dice prima di partire in missione McConaughey ed, in effetti, alla fine si scopre che sarà come una specie di fantasma che veglia sulla propria figlia. Interstellar, a voler ben vedere, è un film che, nel suo lungo viaggio tra le galassie, trascende il tempo e lo spazio per iniziare e concludersi in una stanza di fronte ad una libreria: e questo proprio perché l’anello di congiunzione è il legame tra due persone che si vogliono bene e non smettono di cercarsi. Così come per il personaggio di Anne Hathaway , che sente che il pianeta giusto da colonizzare sia quello dove è sbarcato in avanscoperta lo scienziato di cui è innamorata (e, in effetti, alla fine, possiamo vedere che è quello con le condizioni ottimali per la colonizzazione). Nel finale, McConaughey sente che il suo posto sia nello spazio, come pioniere, pur avendo ritrovato l’amata figlia, seppur fuori tempo massimo: “Nessun genitore dovrebbe veder morire i propri figli” dice Murph al padre, ormai lei può concludere la sua vita contornata dai “suoi” ragazzi, come li definisce: i suoi figli ed i suoi nipoti. I suoi eredi.
Interstellar (2014): Mackenzie Foy, Matthew McConaughey
L'amore tra padri e figli.
Interstellar non è e non vuol nemmeno essere un nuovo “2001”, ma gli echi dell’opera di Kubrick sono sempre (rispettosamente) presenti : soprattutto l’ultimo atto del film, da quando McConaughey si lancia nel buco nero finendo nel limbo penta dimensionale, mi ha inesorabilmente ricordato il viaggio oltre lo spazio ed il tempo dell’astronauta Bowman di 2001, così come l’ipotesi di un’umanità che raggiunge un nuovo gradino della propria evoluzione (“Loro in realtà siamo noi” dice McConaughey una volta raggiunto il limbo a cinque dimensioni). Finalmente, all’interno di un film fantascientifico, la presenza di robot non banalmente “cattivi” ed effettivamente utili durante la missione: Tars, il robot a forma di monolito che accompagna gli astronauti, si dimostra in più di un’occasione fondamentale per la sopravvivenza della squadra ed è a questo “personaggio” che vengono lasciate le battute più ironiche. Grande il cast. McConaughey al suo meglio nell’infondere tante sfumature al suo personaggio; il personaggio della Hathaway, la dott.ssa Brand, sotto la scorza saccente ed antipatica, nasconde un animo più fragile. Jessica Chastain è Murph da adulta, una scienziata testarda ma sempre con un velo di tristezza e malinconia sul volto. Sempre una garanzia Michael Caine – ormai attore feticcio di Nolan – nei panni dello scienziato paterno nei modi ma disilluso. Mi è piaciuta anche la presenza del bravo John Lithgow, un attore che ho sempre apprezzato, nel ruolo di Donald, il suocero di Cooper che, sotto la veranda di casa, parla a Cooper del passato, quando “tutti i giorni sembrava che gli uomini inventassero qualcosa di nuovo”. Hans Zimmer dà vita ad una colonna sonora maestosa e struggente che si integra alla perfezione con le immagini e la trama, anche se mi è parso di ritrovare rimandi e citazioni alle musiche del film di Kubrick. Non una scopiazzatura, si intende, ma un omaggio di forte personalità da parte del grande compositore, anch’egli ormai presenza imprescindibile nei film di Nolan. Insomma, Interstellar è un film che “vola così in alto” ed è così stratificato e ricco di spunti che si fa quasi fatica ad argomentarli tutti: non resta che lasciarsi trasportare da questa “odissea” interstellare verso gli abissi del cosmo alla ricerca, forse, di se stessi.
Interstellar (2014): locandina
Locandina del film.
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