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Interstellar

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Interstellar

di Baliverna
6 stelle

A volte le teorie espresse in un film sono troppo tortuose, azzardate, pretenziose, estreme e tirate per i capelli. E si riesce appena a star dietro al “discorso” che il film fa.

È un film sostenuto da abilità e senso del cinema, ma anche gravato da ambizioni teoriche e ideologiche sui viaggi tra le dimensioni e nello spazio cosmico, che sembra voler analizzare esaustivamente e sdoganare come possibili. E questo al di là o prima della fantascienza. La pellicola tenta anche una spiegazione sulla relatività e sui viaggi nel tempo, con la disinvoltura di chi ha in mano la spiegazione chiara e completa dei fenomeni.

Un altro problema, più banale e materiale, è costituito dall'ambientazione nei campi di gran turco. Se si voleva porre l'accento sulla siccità, sull'avanzata dei deserti e le tempeste di sabbia, perché ambientare il film tra campi di mais rigoglioso e verdeggiante? Non era preferibile un campo rinsecchito dalla siccità, o le stoppie aride dopo il raccolto?

Tutta la zavorra teorica sopra enunciata convive con una forma cinematografica che mi è piaciuta per vari motivi. Uno è il tono spesso pacato e meditativo, che oggi non va molto di moda. L'altro sono le tante invenzioni visive e tecniche, come quegli strani robot formati da parallelepipedi, o il pianeta delle onde.

Accanto agli aggrovigliati discorsi sul tempo e le dimensioni, si ravvisa anche un ecologismo estremo, così estremo che sancisce l'impossibilità per l'uomo di vivere sulla terra, e l'inevitabilità di doversi cercare un altro pianeta.

Inoltre, intersecata alla trama principale, si trova una neppure troppo velata trama di affetti recisi, e famiglie sfasciate da decisioni sbagliate. È abbastanza forte, infatti, il rimpianto del protagonista per aver abbandonato l'anziano padre e i figli, e per non riuscire a riunirsi a loro. È un uomo tormentato dal rimorso per essersene andato di casa, elemento che è quasi una sottotrama, o la trama di un altro film possibile. Forse tutto il discorso dei viaggi nel tempo è espressione del desiderio struggente di riparazione. L'unico modo per farlo è tornare indietro e, col senno di poi, evitare gli errori che si sono fatti. È emozionante, a questo proposito, la scena del protagonista che vede se stesso in procinto di andarsene da casa, e gli grida piangendo “Non te ne andare! Non te ne andare!”.

Insomma, inutili pesantezze convivono accanto a sicuri meriti. Considerate, dunque, le capacità del regista, e i mezzi a disposizione, si poteva evitare l'aggrovigliato discorso filosofico spazio-temporale è tirare fuori un bel film di fantascienza.

 

 

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