Regia di Ken Loach vedi scheda film
Irlanda, anni Venti del Novecento. Jimmy apre una hall, una sala da ballo in cui i concittadini si ritrovano anche per discutere, svagarsi e scambiarsi idee. Ben presto il luogo diviene ritrovo di socialisti e pensatori ritenuti sovversivi: perciò viene fatto chiudere. L'uomo emigra negli Usa, ma tornerà dopo qualche anno, trovando un paese ridotto in ginocchio. La soluzione di Jimmy sarà riaprire la sua vecchia sala.
A un passo, anzi due, dagli 80 (classe 1936), Ken Loach non ha alcuna intenzione nè di ritirarsi, nè tantomeno di affievolire la portata politica dei suoi lavori; anzi, per lui le due cose sono inscindibilmente legate: girare un film ed esprimere un punto di vista ideologizzato. A un anno di distanza dal documentario The spirit of '45, quindi, il regista inglese ritorna alla forma cinematografica che gli è più consona, ovverosia alla fiction, raccontando una storia vera dai risvolti etici e civili evidentemente impegnati (e impegnati a sinistra, naturalmente); un'altra conferma è quella della firma sul copione da parte di Paul Laverty, che con Jimmy's hall - Una storia d'amore e libertà (meglio evitare commenti sul sottotitolo italiano) arriva alla dodicesima collaborazione, fra lungo e cortometraggi, con Loach a partire da La canzone di Carla, del 1996. Se non si possono nutrire dubbi sulla genuinità del discorso del cineasta britannico e così pure sulle sue capacità artistiche, di sicuro però in questa occasione Loach sembra aver perso di vista qualsiasi considerazione sul botteghino, sull'impatto sul pubblico insomma: Jimmy's hall non è un'opera dagli interpreti accattivanti o dal ritmo effervescente, per usare un eufemismo. Fra i nomi principali del cast: Barry Ward, Francis Magee, Aileen Henry, Simone Kirby, Shane O'Brien. 5/10.
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