Regia di Ken Loach vedi scheda film
Ridurre la storia irlandese ad un semplice conflitto manicheo tra cattolici e lealisti/orangisti protestanti è un opzione senza dubbio semplicistica, specie se col progredire del tempo la popolazione dell'isola acquista una sensibilità che, senza scartare le proprie tradizioni, va oltre i propri confini, questo per merito dei mezzi di comunicazione e degli apporti dei molti che sono partiti o sono stati costretti ad andare altrove.
Il film, Jimmy's Hall, ci parla dell'Irlanda cattolica situandosi negli anni trenta del secolo precedente. Un irlanda agricola (e in parte lo è ancora), verde (e ci mancherebbe che a tutt'oggi non lo sia) e stancamente ancorata ai valori religiosi tradizionali (oggi, pochi, su questo, sarebbero pronti a scommettere) dove il cattolicesimo è si un fatto culturale che investe quasi tutta l'isola, ma è anche un pesante vessillo sotto il quale possono soccombere le piccole libertà e gioie personali. Così l'apertura di un piccolo circolo ricreativo nel cuore verde della campagna di cui si fa responsabile il protagonista Jimmy Gralton (Barry Ward) diventa oggetto di sdegno e preoccupazione per l'establishment cattolico che vuole avere il monopolio su qualsiasi manifestazione culturale, consapevole che da qualsiasi rivolo incontrollato può nascere una nuova visione sociale che potrebbe scalzare quella vecchia.
In effetti la vecchia gerarchia, pur facendosi simbolicamente portabandiera di un popolo oppresso, non ha saputo cancellare - ed, anzi, ha mantenuto - le storture di una comunità orgogliosa ma povera, subalterna e ancora priva del possesso della propria terra, dove le tristi e precarie storie di fittavoli sono all'ordine del giorno.
Film giocato su toni pacati, blandamente elegiaci, che non svetta per i dialoghi, ma che offre comunque con un buon ritmo narrativo, forse per sottolineare il carattere orgoglioso ma semplice di una nuova generazione di irlandesi protesa verso la modernità. Il futuro appartiene a loro, le radici sono nella poesia - quella illustrata nella piccola e purtroppo effimera comunità di campagna - l'unica che può trasformare miserie ed umiliazioni in suggestioni positive, speranze e partecipazione (quella vera).
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