Regia di Ken Loach vedi scheda film
Jimmy Gralton (Barry Ward) torna in Irlanda dopo dieci anni di esilio negli Stati Uniti. Trova un paese cambiato da oltre dieci anni di guerra civile con l'Inghilterra e con un governo ancora più reazionario di quello che l'aveva costretto ad andarsene. Jimmy ha tutta l'intenzione di starsene tranquillo, di aiutare l'anziana madre rimasta vedova a portare avanti la fattoria di famiglia. Ma un gruppo di persone, tra cui Oonag (Simone Kirby), un vecchio amore mai sopito, gli chiede di riaprire la vecchia sala da ballo che fu costretto a chiudere dieci anni prima. Jimmy cede alla lusinga e così rinasce a nuova vita la Pearse-Connollly Hall, una sorta di centro sociale aperto a tutti dove ognuno può confrontarsi con gli altri e coltivare le proprie passioni : ballare certo, ma anche disegnare, studiare, discutere. Basta questo per generare tensioni nella contea di Leitrim. Per la chiesa cattolica, incarnata da padre Sheridan (Jim Norton), e i grandi latifondisti, Jimmy Gralton rappresenta un pericolo serio che può propagarsi a vista d'occhio. Per il solo fatto di essere così com'è, Jimmy Gralton è percepito come un portatore "insano" delle idee socialiste : come un male, quindi, che va allontatnato il pi più presto e il più lontano possibile.
Dopo "Il vento che accarezza l'erba" sulla guerra civile irlandese, Ken Loach ritorna in Irlanda per raccontarci questa storia imbevuta di passione per la vita e voglia di libertà. Ambientato negli anni trenta del novecento, in piena depressione economica e durante il cosiddetto "pericolo rosso irlandese", "Jimmy's Hall-Una storia d'amore e libertà" (dalla piéce teatrale di Donald O'Kelly) racconta della vitra di Jimmy Gralton, un uomo che, aprendo una semplice sala da ballo e comportandosi come si comporterebbe ogni uomo animato solo di buoni propositi verso i suoi simili, dimostrò quanto fosse pericoloso toccare i nervi sensibili dell'oscurantismo culturale, quello tanto sapientemente costruito dalla chiesa e tanto scupolosamente difeso dalla destra conservatrice. Un modello culturale retto sulla paura di andare oltre i dogmi che prescrivono verità rassicuranti, di aprire la propria coscienza al mondo per accogliervi le cose più diverse e vitali. C'è un modo di concepire la vita sociale di una comunità più o meno ampia basata sull'idea che tutto ciò che è generato al suo interno può bastare da solo a garantire la felicità dei suoi membri ; al contrario, tutto quello che ad essa è esterna, per vocazione spirituale, per tendenza culturale, per tradizione, rischia di essere pericoloso perchè suscettibile di corrompere equilibri consolidati. In siffatte comunità, la libertà è delimitata in ambiti molto ristretti, epurata della piena possibilità di poter giungere al compimento di scelte consapevoli. Una libertà monca perchè assoggettata alla necessità di conservare intatte le fondamenta di un mondo chiuso in se stesso, per quello che è e per come si vuole che rimanga ancora. Jimmy rappresenta appunto l'elemento di novità che arriva a minare certezze consolidate, lui è figlio di quel mondo ma se n'è emancipato sottraendosi per tempo all'imposizione delle sue regole. Una scelta che, se da un lato gli è costato un esilio doloroso dalla sua terra, dall'altro lato gli è valsa l'acquisizione di un bagaglio di esperienza e di conoscenza che è pronto a mettere a disposizione degli altri. La contea di Leitrim è un luogo dove non ci sono tante divagazioni, la vita scorre monotona e ripetitiva. In tale contesto, Jimmy Gralton incarna la possibilità data ad ogni persona di immaginarsi un mondo totalmente diverso dall'unico che si è imparati a conoscere, più in linea con le inclinazioni spirituali di ognuno e direttamente collegato all'idea progressiva di una storia in continuo divenire. É avvertito come un pericolo dai gendarmi della conversazione, ma anche come l'unico capace di ridare vigore ad esistenze apatiche da molti membri della comunità, buoni cristiani e affatto inclini di intraprendere "rivoluzioni" dall'esito incerto, solo vogliosi di praticare altre esperienze cognitive. Soprattutto i giovani seguono Jimmy, esortandolo a ricreare un "posto dove non ci sia una guardia o un prete che ci comanda a bacchetta". Uno spazio dove poter imparare a ballare, a tirare di boxe, ascoltare musica, leggere libri, insomma, divertirsi cominciando a conoscere altre facce del mondo. L'aspetto più interessante del film, quello che ne alleggerisce i contenuti nonostante la tensione che cova sotto, sta nell'aver mostrato la storia di Jimmy Gralton, non come un moto di rivolta contro il potere costituito vissuto con tutte le spigolosità del caso, ma come una lotta politica volta a sovvertire lo stato delle cose che sgorga dalla semplice volontà di iniziare a vivere la vita con maggiore e consapevole spensieratezza. Ma basta questo invito all'alterità a far pronunciare anatemi contro chi se ne rende partecipe, ad accecare di violenza quanti pretendono di avere un controllo totale su tutto e tutti. Gli stessi che si pongono come "fonte di conoscenza e che, invece, non fanno altro che promuovere l'ignoranza e la superstizione" (come rinfaccia Jimmy a padre Sheridan).
Ken Loach non ha mai fatto mistero della sua visione del mondo e con i suoi film si è sempre preso la responsabilità di adottare precise prese di posizione. É un autore passionale che, a mio avviso, ha sempre avuto l'ablità di far emergere dai suoi film la prossimità di cosa sia più giusto fare per arrivare a costruire un mondo veramente migliore. É ancora capace di raccontare belle storie Ken Loach, e se i suoi ultimi film non arrivano a conservare quell'equilibrio mirabile tra tensione civile, rabbia "militante", analisi socio-politica ed esatta delineazione del quadro storico di riferimento (e penso a film come "Uno sguardo, un sorriso", "Riff Raff", "Piovono pietre", "Ladybird Ladybird", "Terra e libertà", "Sweet Sixteen"), caratteristica fondativa della sua poetica, rimangono pur sempre opere di buon livello meritevoli della visione. Con la garbata raffinatezza di un "vecchio leone".
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