Regia di Ken Loach vedi scheda film
Sono sempre stato un fan di Ken Loach, sin da quando "Riff Raff" e "Piovono Pietre" mi stesero con un uno-due fulminante. Ancora oggi ammiro il cinema del vecchio, indomito leone britannico, ma c'è ormai qualcosa che me lo rende lontano e fuori dal mio "campo magnetico", e questo qualcosa è quanto c'è di più sostanziale nei suoi film, come in questo ultimo "Jimmy's Hall", e cioè un idealismo ed un attaccamento a valori e valenze che sono ormai definitivamente tramontati. Piange il cuore, lo so, ma a mio parere quello che è diventata la società in questo nuovo millennio è ormai completamente impermeabile e refrattario a ciò che racconta Loach. O per lo meno, lo sono diventato io. E sinceramente, fuori dalla sala che trasmetteva il film, credo non ci sia più niente e nessuno che possa ancora scaldarsi il cuore nel vedere tante anime belle opporsi di petto e a testa alta contro "Masters & Pastors", ("Poteri forti", si chiamano oggi) nel nome dell' "Ama il Prossimo Tuo" laico e/o comunista. Non c'è più il senso civico pronto a raccogliere e custodire gli insegnamenti delle storie della premiata ditta Laverty/Loach, della fotografia pop e sofisticata insieme, il taglio di luce degli interni, la musica che unisce, l'arte, la poesia, la boxe....
Ecco, la boxe: Loach è diventato un regista "vecchio" come la boxe, uno sport un tempo nobile, poi caduto, attraverso il tritacarne delle sciocche considerazioni non-violente e di un business esasperato e corrotto, in un dimenticatoio dal quale non si è più ripreso, e non credo risorgerà mai.
Auguro miglior fortuna al vecchio leone Loach, ma forse un'auto-rivisitazione ed un rinnovamento radicale gli farebbero bene.
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