Regia di Ken Loach vedi scheda film
C’è uno sguardo globale, in questo ritorno irlandese di Loach. A partire dai filmati di repertorio sulla Grande depressione americana durante i titoli di testa, è costruito un tessuto sinergico atto a contrapporre le aperture ideologiche statunitensi al conservatorismo britannico. Il collante si chiama James Gralton, personaggio minore della Guerra di indipendenza irlandese del 1919-1921 (tenuta fuori campo), emigrato in Usa nel 1922 e tornato in patria dieci anni dopo carico di jazz e principi progressisti. A Effrinagh, contea di Leitrim, Jimmy riapre la Perse-Connolly Hall ripercorrendo le orme di una libertà a suo tempo violentata. In quel luogo si imparano il ballo, il pugilato, la poesia, mentre la nostalgia polverosa della messa in scena si traduce in immagini e situazioni corali riscaldate da luci gialle. La gioia della comunità, il tepore di un sentire comune. Ma negli stacchi in luce bianca qualcuno dissente e, di nuovo, ostracizza. «Prima è il ballo, poi sono i libri [...] O Dio, o Gralton». La Chiesa si oppone, i cittadini reazionari ricorrono ancora una volta alla repressione. Loach sottrae alla Storia il diritto di replica e ne riduce così la complessità - privando la parte avversa di momenti ideologici significativi e attenendosi a uno spartito manicheo che non prevede restituzione di violenza e, dunque, esclude l’IRA dai giochi - ma il suo Jimmy’s Hall va a segno grazie a un sensibile realismo irish, che ha ancora il coraggio di chiedere risposte ai volti.
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