Trama
1932. Dopo 10 anni di esilio negli Stati Uniti, Jimmy Gralton rientra in Irlanda per aiutare la madre a prendersi cura della fattoria di famiglia. Il paese che ritrova, dopo una decina d'anni di guerra civile, è molto cambiato e ha istituito un nuovo governo. A seguito delle richieste del conte di Leitrim, Jimmy, nonostante la riluttanza a provocare vecchi nemici come la Chiesa e i proprietari terrieri, decide di aprire una hall, una sala aperta a tutti, dove le persone si incontrano per ballare, studiare o discutere. Il successo è immediato ma la crescente influenza di Jimmy e delle sue idee progressiste non convincono chiunque e ben presto affiorano le prime tensioni.
Approfondimento
JIMMY'S HALL: LA VERA STORIA DEL "COMUNISTA" JIMMY GRALTON
Diretto da Ken Loach e scritto da Paul Laverty, Jimmy's Hall racconta la vera storia di Jimmy Gralton, costretto ad abbandonare la natia Irlanda per aver osato sfidare con le sue idee progressiste vecchi sistemi e tradizioni. A raccontare la genesi dell'opera, interpretata da Barry Ward e presentata in concorso al Festival di Cannes 2014, sono le parole dello stesso sceneggiatore Laverty: «A volte l'idea per un film ti arriva inaspettatamente come un dono dal cielo. Il progetto di Jimmy's Hall è arrivato casualmente da me, come un'eco dal lontano Nicaragua, grazie a un vecchio amico, Donal O'Kelly, attore e drammaturgo che ho avuto modo di conoscere negli anni Ottanta, quando gli Stati Uniti reprimevano con il sangue le rivolte sandiniste.
Da un paio di anni, Donal e Sorcha Fox valutavano l'idea di mettere in scena uno spettacolo nella contea di Leitrim per richiamare l'attenzione sui richiedenti asilo in Irlanda, la maggior parte dei quali sono stati in carcere per anni e minacciati di espulsione. Immaginando lo spettacolo a metà strada tra una pièce e un balletto, Donal si è ricollegato al calvario di Jimmy Gralton, l'unico irlandese ad essere stato espulso dal proprio paese nell'agosto del 1933 senza un processo in quanto ritenuto "immigrato clandestino".
Il desiderio di dedicarsi anima e corpo a un progetto è sempre qualcosa di molto istintivo. Mentre mi documentavo sulla vita di Jimmy, mi ha colpito la volontà collettiva che stava dietro all'apertura della sua sala, un luogo dove i giovani potevano riunirsi per ricostruire il mondo, crescere, imparare e, naturalmente, cantare e ballare senza essere disturbati e senza disturbare nessuno, nemmeno Chiesa e governo che all'epoca erano complici. Jimmy e i suoi compagni, tutti volontari, sono stati determinati nel realizzare uno spazio di libertà in un Paese sempre più autoritario e dominato dall'ideologia della Chiesa Cattolica, per la quale l'istruzione era un privilegio della nostra Santa Madre Chiesa. Mi fa sorridere pensare, ad esempio, che il pericolo rappresentato da Jimmy si traducesse in un elegante grammofono portato dagli Stati Uniti e dalla sua collezione di dischi, simbolo di un male che avrebbe potuto "americanizzare" la cultura irlandese.
Seppur affascinato dal racconto di chi ha conosciuto Jimmy e dei suoi familiari, Jimmy's Hall rimane sempre un film e per evitare di raccontare solo fatti io e Ken Loach abbiamo di comune accordo deciso di raccontare una storia liberamente ispirata alla vita e ai tempi di Jimmy. Non è dunque un'opera strettamente biografica: ne abbiamo ricostruito, pur conservando una certa autenticità, contraddizioni, dubbi, motivazioni e vita interiore, cercando di dare risposte anche ad aneddoti che nessuno in realtà conosce».
IL CONTESTO STORICO
Jimmy Gralton rientrò in Irlanda, nella contea di Leitrin, nel 1932 dopo essere rimasto a lungo a New York e nel momento in cui la guerra anglo-irlandese volgeva al termine. Il conflitto tra gli indipendentisti irlandesi e lo stato britannico aveva ampiamente messo in ombra i problemi che affliggevano la società irlandese, come ad esempio la proprietà terriera, i diritti dei lavoratori e le lotte di classe in generale.
Il radicalismo politico socialista di Gralton si era manifestato particolarmente attraverso la sfida lanciata ai proprietari terrieri, facendogli guadagnare nemici potenti che, alla vigilia della guerra civile, nel giugno del 1922 chiesero il suo arresto. Per sfuggire al carcere, Gralton partì per New York, vivendo in prima persona i ruggenti anni Venti. Divenendo cittadino americano, Gralton potè godere del clima di relativa libertà politica e della vitalità socioculturale della Grande Mela. Durante il suo soggiorno negli Usa, la situazione irlandese - nonostante un nuovo governo e l'opposizione del (debole) Partito Laburista - non cambiò molto di fatto: la collaborazione tra governo e chiesa finì con l'acuire i problemi sociali e il reprimere le libertà culturali, disponendo di una politica a favore di banchieri, imprenditori e grandi esportatori di bestiame, e facendo aumentare il divario con la classe operaia e contadina.
Al suo ritorno in patria, Gralton fece ricostruire la sala dove i giovani potevano ascoltare musica e ballare, regalando nuove speranze e convinzioni ai più poveri e andando incontro alla censura e alla condanna del clero: mali come la danza, il jazz e gli abiti con cui vestivano impudicamente le donne, andavano puniti così come le convinzioni socialiste di Gralton. Dopo l'incendio alla Pearse-Connolly Hall del dicembre 1932 ad opera di appartenenti all'ala destra dell'Ira, nel febbraio del 1933, facendo leva sulla sua naturalizzazione statunitense, il ministro di giustizia del governo Valera (a prima vista liberale) firmò l'espulsione di Gralton, che non rientrerà mai più in Irlanda.
Note
Ispirato a una storia vera, il film racconta gli eventi che hanno portato alla deportazione dell'attivista politico Jimmy Gralton durante il cosiddetto periodo della "paura rossa irlandese" negli anni Trenta del Novecento. Loach sottrae alla Storia il diritto di replica e ne riduce così la complessità - privando la parte avversa di momenti ideologici significativi e attenendosi a uno spartito manicheo che non prevede restituzione di violenza e, dunque, esclude l’IRA dai giochi - ma il suo Jimmy’s Hall va a segno grazie a un sensibile realismo irish, che ha ancora il coraggio di chiedere risposte ai volti.
Trailer
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Commenti (7) vedi tutti
Se vi piace il cinema di Loach (e di Laverty) questo film non può deludervi. Tematiche popolari, qui con un accento anche anticlericale, e ambientazione anomala (Irlanda anni 30). Voto: 3 stelle e mezza (2024)
commento di robynestaStoria Irlandese dei primi anni '30 del '900,pensavo noiosa invece la visione è stata direi avvolgente anche se con qualche passaggio forte ed altri allegri (Balletti ...) ! voto.6.
commento di chribio1un buon film, interessante
commento di Artemisia1593Uno spaccato d'Irlanda, nei primi del '900, ancora schiava del fanatismo religioso e del potere latifondista. Qualche lungaggine di troppo.
commento di gruvierazClassica "favola sociale" in pieno stile Ken Loach, una sorta di versione irlandese de "I cento passi", dove una sala da ballo prende il posto di Radio Aut. Come dire che tutte le periferie del mondo si assomigliano. Voto: 7-
leggi la recensione completa di andenkoIl più lungo applauso a Cannes nel 2014. Un bel film di Ken Loach che ritorna in terra d'Irlanda col racconto commosso e molto ben costruito di una difficilissima fase storica.
leggi la recensione completa di laulillaPurtroppo non è all'altezza degli altri di Loach. Ritmo lento, trama esile e pressoché insignificante, ne' dramma ne' commedia
commento di almodovariana