Da piccolo a Mateusz venne diagnosticata una paralisi cerebrale e sin dalla tenera età è stato ritenuto mentalmente disabile e senza alcuna capacità comunicativa. A 25 anni di distanza da quella diagnosi, però, si è scoperto che, a parte i problemi fisici, Mateusz è perfettamente normale ed è anche una persona molto intelligente. Così, a 30 anni, Mateusz si ritrova ricoverato in procinto di essere esaminato da una commissione, chiamata ad esprimersi sulle sue reali condizioni.
Note
Dramma lieve, il cui registro sfiora ripetutamente l’obiettività documentaria, salvo prendere da essa le distanze in libere ricostruzioni narrative e in concessioni retoriche atte a tirare per i capelli l’emozione, trascinandola su schermo in ralenti al pianoforte.
Questo film è degno rappresentante della tradizione cinematografica della Polonia. Film di valore universale, all'estremo opposto rispetto all'egocentrismo e all'autoreferenzialità narcisistica in cui si è perso il cinema italiano d'oggi.
I film sulla disabilità sono fra i più complicati da realizzare: se sei un idiota, un regista inutile, scivoli inesorabilmente nel melodramma, nella lacrima facile, nella rappresentazione della disabilità come fenomeno da baraccone. Ci vuole grande sensibilità, la capacità di fermare l'immagine quando è necessario e, perché no, la giusta,… leggi tutto
Ewa Pieta fu una giornalista polacca che, nel 2004, realizzò Like a Butterfly, documentario dedicato al giovane disabile Przemek, al quale i medici diagnosticarono erroneamente la paralisi cerebrale. Ma quel cervello viveva e ragionava, pensava e muoveva sentimenti mai compresi dalla società, immersa nell’eccesso stridente di un tempo in cui all’incapacità di comunicare è pavlovianamente… leggi tutto
Film biografico che disvela la sua bellezza nella parte finale. La storia di Mateusz, un ragazzo con disabilità, è narrata cronologicamente dall'infanzia sino alla età adulta. Il film segue una narrazione ordinata quasi documentaristica per stile: dalla Polonia comunista ed arretrata alla Polonia dei giorni nostri, con un elevato livello di civiltà e di progresso…
Ottimo film. La storia è una storia incentrata su una soggettiva di quello che pensa il personaggio. Si sente chiaramente qualcuno che vive in un mondo interno e che non vuole altro che comunicare. Mateusz è un eroe nel suo piccolo: sente bisogno di comunicare con l'esterno, di dire cose, di trasmettere emozioni, di provare amore. Il film non scende nel melodrammatico, ma prova a…
E’ probabile che io mi stia inacidendo, ma trovo che il maggior pregio di questa pellicola sia proprio quello di raccontare una storia drammatica e struggente senza cadere in facili piagnucolamenti o pietismi. E’ un calibrato e dignitoso racconto di un’esistenza sfortunata ma altrettanto dignitosa, che sicuramente tocca le corde emotive di ciascuno secondo le singole…
Cinema e disabilità fisica costituiscono da sempre un binomio vincente. Prova ne sia il responso dell’ultima edizione degli Oscar in cui sia Eddy Redmaine che Julian Moore sono stati premiati – ultimi di una lunga tradizione- per ruoli cheriguardavano persone colpite da grave e invalidante malattia. In questa sede non è il caso di ricordare quanto conti, in questo tipo…
Imparare la sociologia, guardando ciò che accade dalla finestra sul cortile; la geografia, scoprendo quel che arriva nelle scatole provenienti dalla Germania, la tecnologia, dai padri che ti insegnano che “non bisogna mai arrendersi”; l’anatomia dalle “tette e le stelle, le più belle invenzioni di Dio”. E’ un film straziante, Io sono Mateusz. Un…
Dopo un periodo di stanca il cinema prova a risollevare la testa con le uscite di questa settimana. Sicuramente - non fosse per il fattore numerico, che lo vede proiettato in 650 sale - il film di Kennet Branagh…
Ewa Pieta fu una giornalista polacca che, nel 2004, realizzò Like a Butterfly, documentario dedicato al giovane disabile Przemek, al quale i medici diagnosticarono erroneamente la paralisi cerebrale. Ma quel cervello viveva e ragionava, pensava e muoveva sentimenti mai compresi dalla società, immersa nell’eccesso stridente di un tempo in cui all’incapacità di comunicare è pavlovianamente…
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Commenti (2) vedi tutti
Questo film è degno rappresentante della tradizione cinematografica della Polonia. Film di valore universale, all'estremo opposto rispetto all'egocentrismo e all'autoreferenzialità narcisistica in cui si è perso il cinema italiano d'oggi.
leggi la recensione completa di sardinian7/8 voto
commento di paolofefe