Regia di Alan Zweig vedi scheda film
In questo documentario sull'umorismo ebraico il regista Alan Zweig parte da una domanda semplice, ma solo apparentemente: perché una così vasta parte dei comici di successo americani dal secondo dopoguerra a oggi sono ebrei?
Alan Zweig esordisce come regista nel cinema a soggetto, negli anni Ottanta; due decenni più tardi si incammina sulla via del documentario e ci si ritrova tanto bene da non abbandonarla più (quantomeno fino al 2021 di chi scrive); a vedere questo When jews were funny si potrebbe definire azzeccata la sua scelta, per quanto il lavoro senza dubbio possa risultare poco spendibile per il pubblico italiano e, più in generale, non americano. Questo perché il gran numero di comici di origini ebraiche chiamati a dire la loro in questo documentario sono più o meno celebri oltreoceano, ma pressoché sconosciuti dalle nostre parti; ci sono Gilbert Gottrfied e Marc Maron, è vero, ci sono Howie Mandel e Shelley Berman, certo, ma non ci sono Woody Allen o Billy Crystal: solo una lunga sequenza di nomi che al pubblico italiano dicono poco o niente. E peraltro il nome di Allen, sorta di nume tutelare del genere “comico-ebraico”, non compare nemmeno una volta per sbaglio in un'ora e mezza di interviste, cosa che sa un po' di ritorsione. Tra riflessioni abbastanza scontate e pareri più originali, il discorso verte sulla necessità di ridere da parte di un popolo a cui è stata tolta la patria, che si è disperso per il mondo dopo aver subito la più grave tragedia della storia dell'umanità e che dell'olocausto è infine riuscito a fare beffa nella tradizione della sua cultura fatta di sarcasmo, battute sopra le righe e sberleffi. Tutto naturalmente condivisibile, anche se il ritmo del lavoro si impantana spesso per lasciar spazio a battute e barzellette non tutte ugualmente convincenti. 5/10.
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