Regia di John Maloof, Charlie Siskel vedi scheda film
Povera Vivian Maier. A più riprese nel film si afferma che è un genio della fotografia, ma poi dedica ampi spazi a rovistare nella sua vita privata e a dipingerla come una psicotica asociale. A fine film resta la sensazione (errata) che, come afferma una protagonista che l'ha conosciuta, "la sua storia sia più interessante della sua opera".
Come documentario sulla vita dell'outsider per eccellenza, e cioè Vivian Maier, si poteva fare di meglio.
L'idea (dettata ovviamente da limitazione di mezzi, visto che è stato girato grazie a crowfunding) di rivolgersi soprattutto "a chi l'ha conosciuta" ha sbilanciato sgradevolmente il film sui curiosi e sordidi aspetti della persona e della sua vecchiaia, lasciando in secondo piano la sua opera e, sopratutto, un'analisi veramente convincente e competente del perché il suo nome vada messo accanto ai vari Cartier-Bresson, Arbus, Frank (le volenterose affermazioni di Maloof e inquadrature della gente in fila non bastano allo scopo, e anche i fotografi interpellati dicono quattro cosette e via).
La sensazione è che manchi qualcosa. Sia sul piano epico (è una storia "perfetta", perché ridurre la povera Vivian a una psicotica?), sia sul piano storico-fotografico (più analisi, please!), sia infine sul documentario in sé (semplicemente televisivo: vedere una donna grassa, con lo sguardo spiritato e mal truccata dare della "pazza" alla Maier è un po' straniante).
Insomma, è intitolato "in cerca di Vivian Maier", quindi l'intento biografico era chiaro fin dal titolo, ma nonostante ciò ritengo che insista troppo a soddisfare la nostra morbosa curiosità sulla Maier persona più che a rendere in assoluto un buon servizio alla Maier fotografa e artista.
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