Regia di Benedikt Erlingsson vedi scheda film
Di cavalli e di uomini. Il titolo di questo esordio dell'islandese Erlingsson, già attore in diversi film scandinavi, anche con Von Trier, dice già tutto, esplica, a suo modo, l'idea alla base di questo strano, affascinante, incompiuto lungometraggio. Protagonista è l'Islanda più selvaggia, quasi desertica, qualche casa sparuta, una comunità che vive in una valle desolata, in cui tutti sanno tutto di tutti, spiandosi attraverso dei cannocchiali e in cui il cavallo islandese, splendida razza, poco più grande di un pony, docilissimo, è la figura principale nelle vite di questi strambi personaggi. Ecco quindi svilupparsi un intreccio dove i cavalli e gli uomini si osservano, dove la vita e la morte s'intrecciano attraverso situazioni al limite del grottesco, spesso divertenti (per come sanno essere divertenti gli islandesi, immagino) altre volte, invece, drammatiche. Erlingsson mostra un talento fuori dal comune, ha un suo stile, qualcosa alla Wes Anderson o, per sottrazione, vagamente alla Kaurismaki, ma il film, come i cavalli, se ne va allo stato brado, senza briglie e non sempre funziona. E' interessante, è qualcosa che difficilmente passerà nel dimenticatoio, ma bisogna, probabilmente, avere una testa islandese per capirlo a fondo. Un bell'oggetto filmico, vincitore di tantissimi premi internazionali, che nella sua opportuna brevità, 80 minuti, racconta un'Islanda diversa e stralunata.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta