Regia di Benoît Jacquot vedi scheda film
Spocchioso e approssimativo. Poi passo per uno che ce l'ha col cinema francese. Non è vero di fondo. Ma se mi provocate. Se vogliamo per forza mettere su un thriller sentimentale senza badare alla minima decenza di sceneggiatura, allora mi trovate pronto.
La storia ci sarebbe pure. Un omaggio a Sliding doors, fin dalla chiusura della porta del treno in faccia al protagonista, ispettore del fisco, che lo proietta in una storia fragile e stranita.
Tutta una notte a parlare con una donna incontrata per caso in una cittadina di sonnolenta provincia francese, condito da una colonna sonora cupamente mutuata da Lo squalo, una chiara affinità elettiva che sembra emergere, ma la mattina, i due si lasciano senza nomi, senza telefoni (cacchio ve sarete raccontati tutta la notte?!?)... solo un romantico appuntamento a Parigi per il venerdì successivo al quale lui, complice anche un principio di infarto, arriva tardi.
Lei va via delusa, torna a casa e partirà anche per gli States, col suo compagno. Lui ritornerà nella cittadina cercando magari di rincontrarla ma, sempre il caso, lo metterà invece sulla strada della sorella della donna misteriosa... nascerà del tenero, un nuovo amore, un trasferimento, un matrimonio, un figlio....
Nel frattempo nascono anche gli arrampicamenti registici per non far capire al nostro ispettore che quella che ama ora, altri non è che la sorella del suo vecchio amore, e già qui mettiamo da parte ogni tenero coinvolgimento per dedicarci esclusivamente alle dabbenaggini di adattamento, ma prima o poi.. - troppo poi per qualsiasi ragionevole tolleranza - i nodi verranno al pettine, e questo sentimento che covava prepotente sotto la cenere di una semplice chiacchierata notturna, troverà drammatico sbocco alla faccia del tempo trascorso e del legame che unisce da sempre e indissolubilmente (dicono) le due sorelle.
Tre cuori affoga quindi da solo nella sua negligenza filmica, in una recitazione che non coinvolge mai, nonostante l'altisonanza dei nomi, la stropicciata e tormentata Charlotte Gainsbourge, Benoit Poelvoorde, decisamente meglio
quando vive da Dio a Bruxelles, l'anonima e insipida Chiara Mastroianni, e Catherine Denevue che, d'accordo, una volta sarà stata pure “je suis Catherine Deneuve”, ma mo' la tengono come comparsa a servi' dolci a ritmo serrato...
Bella la scena finale che non sto qui a spoilerare. Un epilogo che mi ha ricordato Perfetti sconosciuti e fatto pensare la stessa cosa: certe “variazioni sul tema” devi saperle fare...
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