Regia di Peter Davis vedi scheda film
Documentario costruito con scene contrastanti, antitetiche, spesso crudelmente ironiche una messa accanto all'altro (nello stile del Blob di Rai3) che riesce a porre in evidenza una miriade di aspetti, alcuni scontati altri meno, che vale la pena elencare seppur un po' disordinatamente (si potrebbe scrivere un libro a commento del film!): le contraddizioni e le assurdità del conflitto in Vietnam, le ingiustizie, gli sbagli strategici, i dubbi politici, la politica stessa con i suoi giochi di potere che rimane qualcosa di sostanzialmente lontano dalla gente e estranea alla realtà dei popoli, l'immoralità e la bassezza della guerra (di questa come di tutte), il dolore e le sofferenze che essa porta, il sadismo e la disumanità, i pentimenti tardivi, la testardaggine ideologica, l'insensibilità, il senso distorto di libertà, le atrocità e le crudeltà, il senso del dovere verso la patria, la mentalità della vittoria a tutti i costi, il razzismo di fondo e il senso di superiorità imperialista, l'opportunismo economico e politico. Hearts and Minds, a ricordare che le vittime, tra i militari e i civili, furono persone con sentimenti, pensieri e una vita che valeva la pena di essere vissuta e non sprecata in nome di chissà quale miglior futuro. Rimangono certamente in testa la scena del Vietcong giustiziato con un colpo di rivoltella alla tempia, immagine che fece il giro del mondo, qui ripresa in diretta, non solo fotografata, e la scena del villaggio bombardato e i bambini che corrono via in mezzo ad una strada, alcuni di essi con la pelle scorticata dal napalm, altro episodio i cui scatti fotografici divennero tristemente famosi.
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