Regia di Kevin Macdonald vedi scheda film
Capitano di sommergibili di mezza età e con divorzio alle spalle, viene liquidato dalla compagnia di navigazione per cui lavora e convinto ad assumere il comando di una pericolosa missione per il recupero di un carico d'oro in un sommergibile tedesco affondato nel Mar Nero durante il secondo conflitto mondiale. A capo di una compagine eterogenea e poco affidabile di marinai russi e britannici ed alla guida di un sommergibile male in arnese, si imbarca in un viaggio dove i rischi e le incognite superano di gran lunga le più ottimistiche previsioni di successo.
Scritto dall'autore insieme a Dennis Kelly e frutto di un lavoro di documentazione durato circa un anno, questo thriller avventuroso nelle anossiche profondità del Mar Nero assomma in sè tutti i pregi (pochi) ed i difetti (molti) degli action adventure di matrice anglosassone, presentandoci la pretestuosa retorica di una rivalsa paternalistica quale unica motivazione etica di un prevedibile gioco al massacro da svolgersi negli angusti e claustrofobici spazi di una scatola metallica a bagnomaria. Richiamando in servizio le opposte fazioni di una tenzone bellica fuori tempo massimo ed imbarcando un equipaggio con evidenti problemi di comunicazione (già questo è un motivo di involontaria ironia del concept drammaturgico), il film di Macdonald accumula nella prima parte tutti i luoghi comuni possibili sulle motivazioni economiche e familiari (l'argent!) che possono condurre un uomo esperto e navigato come il rude capitano interpretato da Jude Law (sentire per credere l'accento usato dal bravo attore britannico nella versione non doppiata) ad infilarsi nel cul de sac di una missione senza speranza in cui i mezzi sono scarsi, lo staff conflittuale e la location lontana mille miglia da qualunque porto sicuro.
Si dirà che questo è funzionale alla creazione di una tensione drammatica con annessa sindrome da periscopio ('Caccia a Ottobre Rosso' - 1990 - John McTiernan ; 'K-19: The Widowmaker' -2002 - Kathryn Bigelow) e che l'escalation di infortuni che inevitabilemnte si accumulano all'interno del sommergibile sono il motore diesel di un dramma da camera a base di esplosioni, tradimenti ed efferatezze di ogni genere perfettamente i linea con i canoni del genere. Questo però non basta a riscattare un filmetto avventuroso dove l'approfondimento psicologico è approssimativo e superficiale, la frenesia del montaggio serve a compensare le lacune di dialoghi inconsistenti e dove le grossolane incongruenze della logica narrativa la fanno da padrone (un supervisor apparentemente inadatto si rivela un ricattatore ancora più inetto, un pivellino inesperto del diving viene mandato allo sbaraglio riscattandosi con una scoperta provvidenziale).
Resta l'occasione mancata di un'ambientazione subacquea che richiama il senso di smarrimento e di avventura che le profondità marine evocano come il remoto e desolato paesaggio di una trasferta extraterrestre ('The Abyss' - 1989 - James Cameron) e le affascinanti notazioni sui rudimentali metodi di navigazione che utilizzano un tarchiato e scrofoloso marinaio russo quale raffinato radar umano (con tanto di diagramma ecografico tracciato a orecchio ed a matita!). Finale all'insegna di un eroismo paternalistico che ci ricorda che il capitano è sempre l'ultimo ad abbandonare la nave (tranne che dalle nostre parti s'intende!).
Black Sea (2014): Una scena del film
Leone Nero (sic!) come miglior film al Courmayeur Noir in festival 2014.
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