Regia di Kevin Macdonald vedi scheda film
L’ingresso è in medias res: la sceneggiatura del televisivo Kelly catapulta in un lampo lo spettatore nella storia. Il capitano di sommergibile britannico Robinson viene licenziato e contattato per un’operazione di recupero top secret: non distante dalle coste georgiane del Mar Nero giace un U-Boot nazista carico d’oro. Robinson sceglie un equipaggio misto (metà inglese, metà russo) e nei primi 15 minuti Macdonald risolve brillantemente la parte preparatoria con reclutamento, elaborazione del piano, briefing, lavori di riparazione del sottomarino e immersione. Tutto molto ritmico, lavorando con la voce off come elemento supplementare per un montaggio audio-video parallelo (mentre fuori campo si presentano il piano e i membri della squadra, le immagini lavorano per illustrare i preparativi). Una volta in mare, però, anche il film rischia di inabissarsi, soffocato dalla questione sociale europea - che emerge nella convivenza tra i due gruppi - come unica chiave drammaturgica, da excursus intimisti in evitabili ricordi soleggiati e da un digitale che, se realizzato in questo modo, nel 2014 non ha senso. Ma proprio quando l’ossigeno sta finendo, ecco un rilancio sulla pista della claustrofobia, del complotto spionistico (un colpo di scena su due va a segno) e della simbiosi capitalista tra vita e denaro. Macdonald ci mette del suo girando con maestria in interni, e ci riporta a respirare.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta