Regia di Mariana Rondón vedi scheda film
Junior ha i capelli ricci, li vorrebbe lisci, e ne ha fatto un’ossessione. Junior ha solo i capelli per dire chi è e cosa vuole, ma non i capelli che la natura gli ha dato: i capelli che sente di avere. Pelo malo racconta la storia della sua fragile identità, è un coming of age sulla diversità come tanti, tutto giocato sul difficile rapporto fra il protagonista e la madre preoccupata per la sessualità del figlio. Mariana Rondón (che con questo film ha vinto premi a San Sebastián, Salonicco e Torino) per fortuna, però, non forza la mano, gira con precisione neorealista, sottolinea la difficile situazione della famiglia di Junior (la madre senza lavoro, il padre assassinato, la nonna protettiva e sinistra, il fratellino da sfamare) e ne disperde il dramma nell’alveare fatiscente di un mega-condominio di Caracas. Junior e sua madre non sono soli, infatti, Pelo malo non è il melodramma del loro disamore. Pelo malo è un ritratto spietato del rapporto fra pubblico e privato in una nazione segnata dall’ideologia. La testardaggine di Junior, e in fondo anche la sua arrendevolezza, affogano nel contesto sociale del Venezuela di oggi, con la rivoluzione bolivariana di Chávez incapace di destare una quotidianità fatta di violenza e povertà inevitabili. La Rondón non ne fa una questione politica ma identitaria, raccontando con tutta la pietas del mondo la storia minima e terribile di un ragazzino soffocato, rasato a zero, in nome della normalità.
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