Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film
La prima cosa che ti colpisce della versione italiana di questa delizia confezionata in quel di Budapest da quel genio di Ernst Lubitsch è il doppiaggio. Come è saltato in mente al direttore del doppiaggio del film di far parlare gli attori con una cadenza ibridissima in cui si incontrano l’italo-americano, il lombardo, lo slavismo, il semi-padano? A tratti si stenta perfino a trattenere una risatina compassionevole. Tralasciando questa caratteristica tutta italiana, c’è da dire che Scrivimi fermo posta è una delle commedie più belle di sempre per la perfezione del suo meccanismo e l’equilibrio tra commedia e malinconica. Poco importa se il tema indicato dal titolo (la corrispondenza dapprincipio culturale, in seguito di pseudo amorosi sensi – la versione d’antan della chat di oggi, semplicemente) si perde ogni tanto per strada, rimanendo sullo sfondo per poi tornare con giusta prepotenza nel finale.
Con estremo gusto del bozzetto, Lubitsch disegna un microcosmo graziosamente fuori tempo (il negozio di Matuschek) abitato da personaggi sull’orlo della macchietta (il baffuto Pirovitch che si becca tutte le offese del capo, il dandy Vadesh che non la racconta giusta, la remissiva Flora) e vissuto da quella leggerezza così necessaria in un film del genere che non vuole essere soltanto un prodotto di intrattenimento frivolo. Basato su un’idea di fondo molto simpatica, è una commedia polifonica che non mette in risalto solo l’avventura candida tra gli ingenui James Stewart (grande presenza minimalista) e Margaret Sullivan (quasi vittima del birignao), che regalano un clamoroso finale sentimentalista, ma anche la piccola tragedia del capo Frank Morgan, cornuto e mazziato: la sua caccia al compagno per il cenone di Natale, che si risolve con l’arruolamento del nuovo fattorino, fa singhiozzare.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta