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Comment j'ai détesté les maths

Regia di Olivier Peyon vedi scheda film

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La recensione su Comment j'ai détesté les maths

di OGM
7 stelle

Un random walk (una passeggiata casuale) nel mondo della matematica. Anzi, dei matematici. Di coloro che, da adulti, hanno deciso di dedicare la propria vita ad una materia che quasi tutti gli altri, da bambini, hanno odiato: un realtà sfuggente, che mira a  (de)codificare le strutture dell’universo, e che non esaurisce mai il suo difficile compito. Il cosmo è un tutto oscuro, nel quale gli epigoni di Pitagora ed Euclide cercano di portare una luce fatta di formule, modelli e teoremi: una luce che toglie il sonno, che fa saltare le vacanze e procura il mal di testa. Questo documentario inizia il suo viaggio da fuori di quel regno, in mezzo alla gente che della matematica conosce solo i temibili risvolti scolastici, subiti sulla propria pelle, sotto forma di esercizi incomprensibili e conseguenti brutti voti. Poi l’itinerario prosegue, utilizzando i diffusi pregiudizi come motivazione ad indagare oltre, per vederci chiaro. Per andare a svelare, dietro la frustrante indecifrabilità di certi  arzigogoli  aritmetici, combinatori, geometrici, il fascino spiazzante del mistero che parla a tutti, ma che pochi hanno la pazienza di stare ad ascoltare. I protagonisti del racconto sono i semisconosciuti geni del nostro tempo, che, tra i loro simili, hanno conquistato fama e gloria, o anche solo la felicità di poter continuare a coltivare il gusto della caccia alle verità nascoste, che forse esistono  solo dentro la mente di chi le scopre. Coltivare questa scienza significa  inseguire le risposte alle domande che, a loro volta, devono essere trovate.

 

scena

Comment j'ai détesté les maths (2013): scena

 

Ce lo spiega Cédric Villani, eclettico ricercatore e popolare divulgatore, e, soprattutto, vincitore della Medaglia Fields, il premio Nobel  della matematica, riservato ai giovani che non abbiano ancora compiuto quarant’anni. C’è chi, come lui, guarda avanti, ai progressi che si potranno fare nella dimensione del sapere astratto;  e c’è chi, invece, si rivolge al passato, agli errori che sono stati commessi, e che hanno avuto pesanti ripercussioni sulla concretezza di tante esistenze, rovinate dai tracolli della borsa e dalle improvvise crisi finanziarie. La matematica ci aiuta a capire il funzionamento della natura e dell’economia, ma, per realizzare lo scopo, bisogna anzitutto capire lei: un’entità sfuggente, che ha le sue regole e non si lascia dominare se non da loro,  senza mai cedere di un millimetro. Per scucirle qualche brandello di rivelazione, occorre starle dietro, con molta tenacia: vi sono luoghi appartati, come il centro di Oberwolfach, un edificio nel cuore della Foresta Nera, dove si può raggiungere, da soli o in compagnia, la concentrazione necessaria ad affrontare la sfida.

 

 

scena

Comment j'ai détesté les maths (2013): scena

 

Villani ci ricorda che il cimento è, allo stesso tempo, individuale e collettivo, si nutre di intuizioni maturate nel silenzio e nell’isolamento, ma poi fiorisce grazie alla diffusione dei risultati e allo scambio delle idee. La matematica possiede una componente di comunicazione che la rende condivisibile, sia tra gli specialisti, sia presso il grande pubblico. La sua principale prerogativa è, infatti, la capacità di stabilire collegamenti, spesso inaspettati, non di rado davvero sorprendenti. In ciò si manifesta la sua straordinaria malleabilità, che consente di articolare il suo contenuto, estremamente ricco e vario, nella maniera più adatta a risolvere i problemi che le vengono posti. Si può trattare del calcolo della velocità ideale per una nave adibita alla posa dei cavi sul fondo dell’oceano. Ma anche della delicata questione di come educare i più piccoli al corretto uso della logica. In entrambi i casi, ci vuole competenza, ma soprattutto fantasia: quella necessaria a tradurre un complesso sistema meccanico in una semplice animazione al computer, e ad immaginare come una costruzione algebrica possa trasformarsi, un po’ per gioco, un po’ per magia,  in tre sacchetti di carta contenenti dei frutti.

 

scena

Comment j'ai détesté les maths (2013): scena

 

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