Regia di Boris Ingster vedi scheda film
Convenzionalmente riconosciuto quale primo “noir” ufficiale del cinema americano, “Lo sconosciuto del terzo piano” è un thriller abbastanza atipico che nel gettare le basi di un genere destinato a raccogliere allori e a segnare un’epoca, ne certifica senz’altro le radici “storiche”. Ingster conosce evidentemente a memoria il cinema espressionista tedesco e non esita perciò a svolgere un plot che diverrà classico (l’innocente perseguitato, qui addirittura al “quadrato”: Briggs e il giornalista) servendosi più dell’elemento visivo che di quello verbale. Ecco allora l’importanza della fotografia e dell’uso, appunto, espressionistico dell’illuminazione (con le sue ombre minacciose e le aree bianche accecanti, che sembrano scavare la pellicola) di livello molto superiore alla media dei thriller a basso costo nel quale rientra anche questo B-movie della Rko. In questo senso, acquista un significato particolare la lunga parte centrale, annunciata da due flashback e culminante in una sequenza onirica, che disegna sì le tappe di una struttura standard (l’omicidio, la cattura del sospettato, l’interrogatorio, il tribunale etc.), ma, soprattutto, ci regala uno degli affreschi espressionisti più belli della storia del cinema.
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