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Lo sconosciuto del terzo piano

Regia di Boris Ingster vedi scheda film

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La recensione su Lo sconosciuto del terzo piano

di munnyedwards
7 stelle

 

Lo sconosciuto al centro di questa vicenda noir è un fantasma malato di mente che vaga nella notte tagliando la gola alle persone, ha il volto unico e tremendamente sfuggente di un Peter Lorre chiaramente influenzato (lo sarà per tutta la carriera) dal personaggio che anni prima lo rese celebre nel mitico film di Fritz Lang (M, il mostro di Düsseldorf).

In realtà in quest’opera d’esordio di Boris Ingster (sceneggiatore prestato alla regia in sole tre occasioni) la figura dell’assassino interpretata da Lorre doveva essere un elemento di complemento non primario, la miccia dal quale far partire la storia ma una figura nel complesso secondaria, così invece non fù perchè la personalità dell’attore (la maschera del mostro), che vediamo in azione solo in poche sequenze, è talmente potente da oscurare tutti gli altri personaggi. 

 

Mike Ward (John McGuire) è un reporter che con la sua decisiva testimonianza fa condannare Joe Briggs (Elisha Cook Jr.) per l’omicidio di un barista, Ward non ha visto l’uomo compiere il delitto, lo ha visto fuggire dal bar ma durante il proceso nessuno sembra avere dubbi, un caso facile che viene chiuso con la condanna dell’uomo che disperato si proclama innocente.

Per Ward questo scoop è una vera svolta, gli permette di avere un aumento e di cambiare finalmente casa, inoltre potrà chiedere in sposa la sua fidanzata Jane (Margaret Tallichet) che però, presente al processo, resta sconvolta dalla vicenda.

Alla fine i dubbi di Jane diventano anche quelli di Ward che nella lunga fase centrale del film dialoga con se stesso cercando di ricostruire gli eventi e le possibili soluzioni, la voce off del protagonista è un classico del genere noir, così come lo sono i flashback, Ingster ne fa largo uso e nella notte successiva al verdetto mette Ward davanti ai suoi sensi di colpa e ai suoi dubbi.

E se si fosse sbagliato? E se Briggs fosse innocente? Può permettere che un uomo innocente venga bruciato sulla sedia elettrica?

Mentre Ward riflette su una giustizia che forse ha preso un grosso abbaglio nel suo palazzo fa irruzione uno strano individuo, piccolo, occhi a palla, si muove furtivo ma Ward lo incrocia per le scale e lo insegue, lo sconosciuto con indosso una sciarpa bianca gli sguscia via, lasciandogli però in regalo il cadavere del suo vicino di casa, un vecchio odioso che Ward aveva più volte minacciato.

Di colpo il prode reporter si ritrova dentro un incubo, qualsiasi prova indiziaria porta a lui come probabile assassino, incredibilmente rivive la stessa situazione toccata prima di lui a Briggs, l’uomo che con tanta sicurezza ha fatto condannare, il giornalista decide d'istinto di fuggire ma Jane lo ferma consigliandogli di chiamare la polizia, sarà un errore perchè come previsto Ward verrà sospettato dell’omicidio del suo vicino.

 

http://www.filmnoirblonde.com/wp-content/uploads/2014/02/Stranger-on-the-Third-Floor-2.jpg

 

Lo sconosciuto del terzo piano (Stranger on the Third Floor) al tempo della sua uscita passò quasi inosservato, salvo poi essere ampiamente rivalutato negli anni seguenti, da molti critici ritenuto uno dei primi esempi di cinema noir oggi è un film che viene ricordato principalmente per la prova inquietante e sinistra di un grande Peter Lorre.  

Ma l’opera di Ingster ha anche altri pregi che vanno evidenziati, in primis è interessante la riflessione sulla giustizia qui descritta non solo come una macchina fallibile ma come una vera e propria trappola, la scena del processo a Briggs viene servita con un evidente e beffardo tono ironico, nessuno tra giudice e membri della giuria si pone il minimo dubbio, Briggs è un balordo come tanti e pur non essendoci prove certe viene condannato.

Questo meccanismo perverso verrà poi ripetuto con lo stesso Ward che nella lunga sequenza onirica (esteticamente uno dei momenti migliori del film) rivive l’incubo come in uno specchio e da “carnefice” diventa vittima, testando sulla propria pelle (o mente) l’assurdità di un processo legale che trasforma dei semplici indiziati in assassini da condannare.

Una soluzione narrativa forse un po’ banale (siamo comunque nel 1940) che tecnicamente viene resa in modo egregio, in particolare a rendere la fase del sogno davvero suggestiva è la straordinaria fotografia di Nicholas Musuraca, maestro del low budget che nella prima parte della sua carriera fece la fortuna della RKO donando i suoi suggestivi chiaro/scuri a pellicole noir e horror che oggi sono dei veri cult se non degli indiscussi capolavori (Il bacio della pantera, La settima vittima, La scala a chiocciola, Le catene della colpa).

 

https://ihumblysuggest.files.wordpress.com/2013/06/stranger-on-the-third-floor.jpg

 

Il film di Ingster nonostante i numerosi flashback ha una sviluppo piuttosto lineare suddiviso in tre chiari atti, nel primo c’è la questione del processo a Briggs e i dubbi di Ward, nel secondo la fase che vede al centro del racconto il reporter, schiacciato dai sensi di colpa, da incubi che sanno di beffa e da una realtà ancora piu temibile con l’ingresso in scena del misterioso killer, il film si chiude infine con l’ultimo atto dove protagonista sarà Jane che riuscirà a risolvere il caso.

Forse con un attore di maggior spessore a interpetare Ward l’opera poteva risultare ancora piu avvincente, John McGuire fornisce una prova dignitosa ma non particolarmente incisiva e quando in scena compare Lorre lui scompare clamorosamente, del resto Lorre buca lo schermo come pochi altri e gli bastano un paio di sequenze per lasciare un segno indelebile sul film.

Ovviamente consigliato a tutti gli amanti del genere.

Voto: 7.5

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