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Boiler Maker

Regia di Paul T. Murray vedi scheda film

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La recensione su Boiler Maker

di Immorale
4 stelle

Una coppia di rapinatori in fuga fa irruzione in una casa dove si sta svolgendo una riunione degli alcolisti anonimi, scatenando un crescendo di tensione e paura.

Il film vincitore (?) del “San Fernando Valley International Film  Festival” (!) del 2008, presentato da Rai 4 come un misconosciuto capolavoro intriso di aura “indipendente” (è costato infatti appena 200.000 dollari), dimostra da subito che non sempre piccolo è sinonimo di bello e fantasioso. Stuzzicante nello spunto (i due rapinatori elementi di “disturbo” in una ambiente, la sede Alcolisti Anonimi, già disturbato) ma inefficace nella resa. E, a tratti, (molto) imbarazzante. Gli attori, quasi tutti sconosciuti a parte i caratteristi Johnny Savage e Jack McGee (comunque non convincenti), offrono una prova non sopra ma sotto le righe, sia nella recitazione che nel tratteggio dei personaggi. Questi, poi, sono più che stereotipati: la solita coppia di rapinatori, uno psicopatico (e nazista) e l’altro riluttante, e gli ostaggi tutti variamente logorati dagli immancabili demoni personali (in questo caso, per tutti, vari tipi di alcool), ma rientranti in categorie cinematografiche ben definite e acquisite quali il “capo-dominante-carismatico-che-non-perde-mai-la-calma”, il chiacchierone, la squilibrata reietta, la belloccia comprensiva, il vecchio scorbutico, l’anziana testarda, gli sballati e la ragazza “cerbiatta spaurita”. La sceneggiatura, dopo il mediamente felice ma non originalissimo spunto iniziale, completa il misero quadro con situazioni al limite del ridicolo e con snodi narrativi improbabili; vediamo quindi il già citato rapinatore psicopatico farsi bistrattare da tutti gli altri “pazzi” senza mai decidere di diminuirne drasticamente il numero usando la sua pistola (perfino io, noto pacifista, qualcuno del simpatico gruppo l’avrei riconsegnato alla terra) oppure gli ostaggi fare dello spirito parlando del più o del meno infischiandosene della situazione in atto. Stancamente (e con fatica) si arriva fino all’evangelico e speranzoso finale, vera pietra tombale su un lavoro ampiamente mediocre.

Sulla trama

Disturbante.

Su Paul T. Murray

Mediocre.

Su Arie Verveen

Assente.

Su John Savage

Insufficiente.

Su Jack McGee

Verboso.

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