Regia di Francesco Bruni vedi scheda film
Lei di origine russa, lui romano, entrambi poco più che quarantenni; separati, con due figli ormai grandi: la femmina di 23 anni, più legata al padre, e il maschio di 13, attaccato alla madre. Quattro anime che una volta componevano un unico quadro famigliare, ora profondamente separate fra loro.
Noi 4, quattro fragilità che unite insieme formano la cosa più solida che esista: una famiglia. E la più duratura, nonostante separazioni più o meno dolorose, allontanamenti più o meno volontari, litigi, incomprensioni e riavvicinamenti estemporanei più o meno funzionanti. Il succo del discorso dell'opera seconda di Francesco Bruni, anche sceneggiatore, è tutto qui - e non è poco, certamente. Ma il film non evita in ogni caso luoghi comuni e banalità francamente penalizzanti, specie nei dialoghi, e si affida a due interpreti solidi (Fabrizio Gifuni e Kseniya Rappoport), alla quasi esordiente Lucrezia Guidone - apprezzabile la sua performance - e a un bambino al debutto, Francesco Bracci Testasecca, diretto purtroppo con evidente inesperienza. Qualcosa traballa insomma nel complesso di una pellicola dalle ambizioni evidenti e pure parzialmente realizzate; la storia procede fluida (d'altronde Bruni proviene dalla scrittura cinematografica) e senz'altro si può apprezzare un netto passo avanti rispetto al precedente Scialla! (2011). Da segnalare ruoli di contorno assegnati a Ivan Franek e Milena Vukotic; finale eccessivamente accomodante. 4,5/10.
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