Regia di Francesco Bruni vedi scheda film
Lara (Rappoport) apre le persiane di casa in una bella giornata di sole, è l'ingegnera che coordina i lavori della nuova rete metropolitana capitolina, è ossessionata dal suo corpo ed è sempre in ansia per tutto. Suo figlio quattordicenne Giacomo (Bracci Testasecca) si sveglia a casa della zia (Lebboroni), è timido e impacciato e ha un debole per una compagna di scuola giapponese. La sorella di Giacomo (Guidone), di otto anni più grande (ma sembra che ne abbia 20 di più), si aiuta con l'accendino per guardare l'ora dopo una notte passata al teatro Valle occupato e ha una tresca con un regista transalpino (Franek) che la molla su due piedi. Il padre dei due ragazzi (Gifuni), un artistoide piacione e scavezzacollo, viene destatato dal richiamo dell'amico che gli ha offerto il divano sul quale ha cercato l'ennesimo ricovero notturno di fortuna. I quattro risvegli della scena iniziale simbolizzano una famiglia disgregata che, forse, si ritroverà nel giorno in cui Giacomo ha l'esame di terza media.
Al suo secondo film da regista, Francesco Burni dilapida tutte le credenziali che si era conquistato con l'ottimo Scialla! (ma non dimentichiamo che è anche lo sceneggiatore di film eccellenti come Il capitale umano, Come si fa un Martini, Preferisco il rumore del mare e Condominio). Qui la scrittura del copione si fa troppo sentire, le situazioni narrate nell'unità di luogo e di spazio (le 24 ore con tanto di escursione al lago di Martignano nel giorno dell'esame di Giacomo) appaiono forzate e la vicenda della famigliola che deve ritrovare se stessa è flebile e stravista. Gifuni ha gioco facile nel fare il mattatore tra una Rappoport in continuo overacting e i due ragazzi vistosamente impacciati.
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