Regia di Buddy Van Horn vedi scheda film
Harry Callaghan (Eastwood) non cambia mai, è un monolito cinematografico indistruttibile, con le sue battute pronte, con la sua filosofia di vita ma sopratutto di morte, con il suo fisico tirato e la mira infallibile, peggio per chi gli capita a tiro, che siano mafiosi o maniaci fa poca differenza, ad aspettarli c’è sempre l’immancabile .44 Magnum.
Scommessa con la morte (The Dead Pool) segna un definitivo punto di arrivo, quinto ed ultimo capitolo di una saga poliziesca nel complesso dignitosa, dopo quasi vent’anni di onorata carriera, a dire il vero poco apprezzata dai suoi superiori (ma in fondo non importa perché “Le opinioni sono come le palle…ognuno ha le sue”), il buon Harry va in pensione e chiude con un film che tutto sommato è meno peggio di quello che poteva essere, vuoi perchè il personaggio era ormai spremuto e le idee non c’erano più, vuoi per la regia di uno sconosciuto Buddy Van Horn, stuntman reciclato in regia che in carriera ha diretto solo tre film e tutti con Eastwood, in pratica una specie di miracolato.
La storia è miserrima ma aspettarsi di meglio era pura utopia, c’è un regista di scadenti film horror (Neeson) che viene coinvolto in uno spietato gioco di morte, prima muore un rocker drogato (Jim Carrey) poi un critico cinematografico, nelle mire del killer finisce anche il nostro Harry, già braccato dagli sgherri di un mafioso, certo liberarsi di un tipo come lui non sarà impresa delle più semplici.
Poco da segnalare a dire il vero, rozza la critica ai mezzi di informazione descritti come sciacalli pronti a tutto, di routine il siparietto sentimentale con la giornalista (Patricia Clarkson), azzeccata la trovata del bingo col morto, assurda ma divertente la scena con la macchinina telecomandata (quasi scult), deludente lo psicopatico killer, funziona un minimo finchè rimane nell’ombra ma diventa ridicolo appena esce allo scoperto.
C’è il vecchio Harry in action, come al solito in lotta contro tutto e tutti, i superiori piu stronzi del solito (“Lei ha figli? - No - Meglio cosi”), immancabile il nuovo collega (stavolta un asiatico molto abile con le arti marziali) che finisce ovviamente all’ospedale, il finale è scontato e decisamente esagerato, si sfiora la parodia, la si accarezza senza vergogna ma alla fine il divertimento non manca.
Il film di Van Horn si lascia ricordare per l’esibizione piena di smorfie e boccaccie di uno sconosciuto Jim Carrey (nei titoli James) sulle note di Welcome to the Jungle e per la comparsata degli stessi Guns N’ Roses in due brevi sequenze, vedibile per gli amanti della saga ma ovviamente non indispensabile.
Voto: 6
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