Regia di Hitoshi Matsumoto vedi scheda film
Il cinema giapponese ha sempre avuto una sua componente di follìa e stranezze. E' questa misteriosa vena malata, che mi affascina, che mi attira, che mi sorprende. Matsumoto non è da meno, con questa folle pellicola che si ispira al meta cinema di Quentin Dupieux, al pulp di (certo) Tarantino e al cinema classico, anche raffinato, visto che la regìa per la maggior parte del tempo è tradizionale, bella, senza particolari esagerazioni visive. Ma è la storia, il punto forte, o quello debole, a seconda di come la si guardi. E' la vicenda di un uomo qualunque, un venditore di mobili, con una moglie in stato vegetativo, un figlio a cui badare e una solitudine tutta racchiusa nel suo soprabito grigio e nella sua ventiquattrore. Un giorno, chissà perché, entra in club sadomaso del tutto particolare: per un anno, varie signorine in latex lo potranno sorprendere durante la sua vita quotidiana, per umiliarlo in vari modi. Fin qui, tutto bene, tutto abbastanza chiaro, fin dalla splendida sequenza iniziale, che è grande Cinema. Mano a mano che il film procede, però, il discorso s'ingarbuglia, sfugge di mano, volutamente, al regista, e tutto ne risente troppo, lasciando il piacere della visione solo agli effetti pop e alla curiosità: la trama se n'è andata ai matti, fra "regine dell'ingoio", bombe a mano, canzoni, inseguimenti "Bondage" e gravidanze. "R100" non è un film perverso come tutto quel latex potrebbe fare immaginare, è un film inconsueto e ridanciano, un thriller del tipo Lynch al sushi, che mira esclusivamente al culto. Non è un film indimenticabile, ma sicuramente ha qualche bella sequenza da ricordare. Sono pazzi, questi giapponesi.
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