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Oculus

Regia di Mike Flanagan vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Oculus

di alan smithee
4 stelle
Tragedie familiari che lasciano strascichi nella mente, rimorsi nell'animo, devasazioni psicologiche, oltre che conseguenze penali nel figlio maschio, accusato di aver ucciso, ancora bambino, il padre, seppur nella consapevolezza che costui, in evidente stato confusionale, aveva appena ucciso la moglie, da tempo segregata e seviziata in modo disumano.
Due fratello e sorella che si ritrovano undici anni dopo la tragedia quando il maschio viene rilasciato in quanto giudicato in pieno possesso delle facolta' mentali e psicologiche, mentre la sorella, di poco piu' grande, gli chiede di tener fede ad una promessa fatta il giorno della tragedia. 

locandina

Oculus (2013): locandina


Premesse accattivanti, come pure l'uso frenetico di un via vai temporale che gioca a rimpiattino con i due intervalli di tempo, trovando affinita' di luogo e di intervento, proprio mentre il presente approfitta dell'esperienza del passato per portarsi in vantaggio su un nemico maligno ed implacabile. Possibile pero' che costui debba restare davvero uno specchio, o cio' che in esso e' contenuto, al pari di chissa' quanti horror (non solo) giapponesi? Non siamo ancora stufi di demoni dalla faccia di donna deformata, capelli lunghi neri a nascondere tratti diabolici ormai neanche piu' di tanto inquietanti?

Brenton Thwaites, Karen Gillan

Oculus (2013): Brenton Thwaites, Karen Gillan

Oculus, nella cui locandina spicca un non molto rassicurante "dai produttori di Paranormal activity e Insidious", non e' un horror vergognoso, e a tratti e' pure discretamente congegnato. Il problema e' che ormai il genere procede su binari sicuri e stravisti che non lasciano piu' spazio ad alcuna emozione genuina. Dico cio' a pochi giorni dalla visione (non certo  cinematografica, purtroppo, ed e' qui la vera vergogna) di un capolavoro come Miss Zombie del giapponese Sabu (Hiroyuki Tanaka), o di ottimi prodotti di genere come The returned, Pluto o Autumn Blood che invece, per qualche ragione, qualcuno ritiene non meritevoli di accedere al grande schermo.

Chi e' il dio che decide cosa e' lecito e possibile vedere e cosa e' bene che ci venga nascosto od occultato? E' giusto lasciare a distributori privati, mossi pressoche' unicamente da fini di lucro, l'arbitrio di decidere cosa e' possibile vedere e cosa invece ridursi a cercare clandestinamente in rete, passando anche per pirati mortificatori del diritto d'autore a danno di cinematografie che invece meriterebbero ben altre attenzioni, e che noi "pirati" invece cerchiamo in qualche modo di far emergere? Di fronte a questi ultimi gioielli, il piccolo innocuo horror che qui ci occupa, si svilisce e si annulla nella pretestuosita' di scene e situazioni viste mille volte, del vedo-ma-e'-tutto-un-sogno-malefico, del fantasma maligno dagli occhi d'argento, della casa che nasconde anime dannate (e qui nessuno si prende nemmeno la brigandi spiegarci qualcosa, cosa peraltro forse abche positiva). Attori un po' finti, belli e perfettini come modelli di Benetton, scenografie e particolari della casa degli orrori davvero di cartapesta, finale astutamente aperto per future rivisitazioni seriali.

Brenton Thwaites

Oculus (2013): Brenton Thwaites

 

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