Regia di Peter DeLuise vedi scheda film
E’ un filmetto per famiglie nello stile della Walt Disney anni ’70, all’acqua di rose, privo di qualsiasi elemento che non sia più che convenzionale e conveniente, in modo da non dover temere qualsiasi censura morale preventiva. Le lacune tecniche investigative sono vistose, ma nel complesso è godibile, se lo si considera una fiaba.
E’ un filmetto per famiglie nello stile della Walt Disney anni ’70, all’acqua di rose, privo di qualsiasi elemento che non sia più che convenzionale e conveniente, in modo da non dover temere qualsiasi censura morale preventiva. Fin dalle prime riprese si evince un mondo medio-alto borghese della provincia americana, nel quale le signore per bene hanno solo le preoccupazioni di cazzeggiare, dedicarsi a facezie e manicure e di come passare il tempo senza annoiarsi, improvvisando mercatini dell’usato nelle aree contigue delle proprie lussuose proprietà immobiliari, senza neppure disporre di quella minima cultura e competenza per comprendere, neppure lontanamente e senza minimamente sapersi documentare, il valore degli oggetti di cui decidono superficialmente di sbarazzarsi. Così iniziano a procurarsi i guai, almeno così sembrerebbe in apparenza, suscitando interesse presso alcuni personaggi con pochi scrupoli dediti alla sottrazione di beni altrui. Ma poi gli autori e sceneggiatori inseriscono qualche variante, giusto per complicare quel tanto che basta, una trama che altrimenti sarebbe troppo ovvia, che sarebbe banale anche se fosse destinata ad un pubblico prepuberale. Ma nulla che non possa essere intuito da qualsiasi spettatore attento, che già in corso d’opera avrà sicuramente capito chi sia il colpevole del delitto commesso, nonostante gli ingenui depistaggi dell’autrice. Le ambientazioni, manco a dirlo, sono scontatamente perbeniste e perfettine, mogli e madri gentili e premurose, sempre eleganti ed in forma (proprio come negli spot pubblicitari), sanno fare tutto bene ed in poco tempo e senza alcun aiuto (lavoro, cucina, cura della famiglia ed in aggiunta anche indagini in cooperazione con la polizia locale), e sempre col sorriso sulle labbra, una felicità da cartolina illustrata, artefatta e per nulla credibile. Con l’ulteriore aggiunta di quel tanto di buonismo necessario per inserire pure dei lieto fine finanziari a favore di quelle rare signore che non hanno la fortuna di vivere agiatamente, cui provvedono le protagoniste borghesi con la loro inverosimile onestà e generosità, meglio di una vincita alla lotteria).
La sceneggiatura parrebbe ispirarsi ai classici della letteratura gialla, tipo Agatha Christie e Arthur Conan Doyle, cioè ai loro personaggi di Miss. Jane Marple e Sherlock Holmes, ed il loro “tributo” (spurgato però di ogni apporto intelligente) è talmente fedele agli originali che tutta l’ambientazione di questa serie (questo è solo il primo episodio) non tiene in alcun conto sia della tecnologia di cui si dispone oggigiorno che delle potenzialità scientifiche, e tale lacuna si nota soprattutto nella grossolana assenza di una spiegazione finale accettabile sulle modalità di come sia stato fisicamente commesso l’omicidio su cui si indaga (scoprendolo tale con estremo ritardo, proprio per l’assenza di metodologia analitica applicata alle indagini, inizialmente e fin troppo a lungo l'hanno ritenuto un incidente). L’autrice (la scrittrice della serie Suzi Weinert) e gli sceneggiatori semplicemente omettono di fornire una spiegazione della dinamica del delitto, di come cioè si possa far passare per una caduta dalle scale un omicidio avvenuto per aggressione e trauma cranico indotto. Il medico legale e patologo forense era assente o era un idiota? Il giovane investigatore che stenta a farsi persuadere dalla signora Jennifer (la protagonista poco credibile dell’intera serie), anche di fronte all’evidenza, aveva l’unico scopo di innamorarsi della figlia di lei? Giusto per inserire note romantiche nella vicenda? E per indagare non sa andare oltre al prendere appunti con un taccuino ed una biro? Concludendo, nonostante le mie critiche (inevitabili) il film è abbastanza godibile, proprio perché è ben confezionato secondo i canoni sopra descritti, riesce nello scopo, che è quello di intrattenere tutta la famiglia con una confezione impeccabile, senza alcuna macchia morale, fornendo un modello da manuale di come dovrebbero essere tutte le famiglie borghesi americane, in un mondo ideale, come una fiaba moderna. Dal punto di vista realistico e del contenuto tecnico investigativo, al contrario, è quasi inguardabile, troppo ingenuo e sentimentale, perbenista e inverosimile, come fosse scritto da un’autrice che vive tra le nuvole e si documenta ben poco. Appena sufficiente, se non si hanno troppe pretese.
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