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Daisy Diamond

Regia di Simon Staho vedi scheda film

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La recensione su Daisy Diamond

di mm40
6 stelle

Daisy Diamond è il quarto lungometraggio diretto da Simon Staho, danese come Lars Von Trier e prodotto dalla sua Zentropa: non sorprende quindi l'impostazione in stile dogma dell'opera (luci naturali, dialoghi 'veristi', passaggi scabrosi, montaggio drastico), nè possono impressionare più di tanto le tematiche pesanti e le situazioni violente in essa narrate. Sembra un film del finlandese Moodysson, anzi no: ancora più evidenti sono i debiti con il Bergman di Persona, tirato in ballo con tanta urgenza che lo stesso Staho inserisce nel suo film alcune frasi significative e alcuni secondi di immagini della pellicola del Maestro svedese. Non sarebbe poi tanto assurdo citare un'affinità (chiaramente involontaria) con La cuccagna del nostro Salce (1962), quantomeno nella cruda maniera di raccontare l'universo femminile e le sue quotidiane catastrofi: se là Donatella Turri in cerca di un posto di lavoro veniva sfruttata e molestata, qui la straordinaria Noomi Rapace sceglie addirittura di compromettersi quanto più a fondo possibile pur di raggiungere il proprio obiettivo di sopravvivenza: una volta accettato il compromesso, ci dice giustamente questo film, tanto vale tuffarcisi a capofitto dentro. Anna, il personaggio principale del lavoro, è un'occasione meravigliosa per la Rapace di dimostrare le sue capacità; da attrice soprattutto per la tv svedese, entro breve farà non a caso il salto di qualità lavorando a Hollywood. Ma soprattutto Anna è un personaggio - come le due protagoniste di Persona, appunto - che rappresenta l'essenza della femminilità, che indaga con voluta invadenza nella mente e nel corpo della Donna, e che è stato disegnato da un uomo. Anzi, due: perchè per la terza volta consecutiva il regista scrive il suo copione insieme a Peter Asmussen; ed è una storia delirante, nella quale realtà e finzione (è pur sempre il racconto di un'attrice o aspirante tale) si accavallano morbosamente, una storia di una sensibilità angosciante, a tratti insostenibile (una scena su tutte: l'ultimo bagno nella vasca per la bambina). Tryne Dryholm e Jens Albinus compaiono in parti marginali. Pur aderendo in gran parte ai dettami del sopracitato dogma, Daisy Diamond si concede qualche contrappunto musicale a base di archi, ben assortiti d'altronde. 7,5/10.

Sulla trama

Anna, madre single di 22 anni, cerca fortuna come attrice. Viene rifiutata e umiliata di provino in provino e, per giunta, la piccola Daisy, di quattro mesi, continua a piangere in maniera snervante. Anna decide perciò di ripiegare su una soluzione drastica, ma di sicuro impatto.

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