Regia di Marika Beiku, Aleksandr Gordon, Andrej Tarkovskij vedi scheda film
Se è vero, come è scritto nel Mereghetti, che Hemingway considerava "I gangster" di Siodmak la miglior trasposizione cinematografica di una sua opera, ma che si addormentava dopo la parte che riguardava il suo racconto, avrebbe dovuto amare questa versione di Tarkovskij. Per essere un saggio scolastico (fu girato entre era ancora studente alla Scuola Superiore di Cinematografia nel 1956) dimostra una notevole padronanza dell'uso del linguaggio cinematografico, come dimostrano soggettiva della prima sequenza e l'inquadratura sbilenca che inquadra i passi dell'assassino mentre chiude gli avventori del bar nel retrobottega.
La questione più interessante da risolvere sarebbe sapere se aveva o non aveva visto versione di Siodmak del 1946. Io non sono in grado di dare informazion in proposito.
Di sicuro, però qualcosa del cinema americano doveva averlo visto, perchè è evidente il desiderio di richiamare quel tipo di vestiti, di facce, di ambiente. Insomma un esercizio di stile, dove già si vede una tensione tra i silenzi, il dialogo e uno studio fotogenico sui volti e i corpi dei personaggi (uno dei personaggi con un guanto solo). La parte più interessante è il tentativo di rendere con il ritmo delle inquadrature la percezione da parte dei personaggi del lento scorrere di quel momento sospeso (la permanenza nel locale dei due loschi individui) che è la cifra del racconto di Hemingway. Un lavoro acerbo, insomma, ma interessante
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