Regia di Stanley Donen vedi scheda film
Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. Fino a prova contraria, fidarsi del prossimo è rassicurante, in quanto permette di alleggerire il peso delle decisioni da prendere. Purtroppo, il più delle volte, l’esperienza porta consiglio, per cui alla fine è sempre meglio fare affidamento solo sulle proprie forze.
Detto questo, ogni contingenza prevede una diversificazione di fattori che complica le scelte, che ti fanno cambiare continuamente idea su come sia meglio operare.
In un film dalla pregevole fattura qual è Sciarada, ogni due minuti viene servito un nuovo mazzo di carte, ma con una scioltezza tale da far assimilare il nuovo stato lasciando allo spettatore solo la parte migliore, ovvero una sorpresa allietante.
Di rientro da una vacanza in montagna, Regina Lampert (Audrey Hepburn) scopre che suo marito è stato assassinato. Mentre la polizia, nella figura dell’ispettore Edouard Grandpierre (Jacques Marin), indaga sull’accaduto e alcuni conoscenti del deceduto – Tex Panthollow (James Coburn), Herman Scobie (George Kennedy) e Leopold W. Gideon (Ned Glass) – sbucano fuori dal nulla, un agente della Cia (Walter Matthau) chiede di essere aggiornato sui fatti e Peter (Cary Grant), un uomo conosciuto in montagna, le offre il suo supporto.
In breve, Regina scopre che tutti non vogliono altro che 250mila dollari posseduti da suo marito, dei quali non è a conoscenza, trovandosi improvvisamente nel bel mezzo di un ginepraio.
Sentendosi in pericolo, non avrà più fiducia nemmeno di Peter, nonostante quest’ultimo le destini delle attenzioni che vanno ben oltre la situazione nella quale, suo malgrado, si trova.
Definito da molti come il miglior film à la Alfred Hitchcock girato da un altro regista, Sciarada vanta un invidiabile meccanismo a orologeria, che si spinge ben oltre l’infallibile congegno che lo contraddistingue. Infatti, oltre a vantare un quantitativo di coup de théâtre da guinness dei primati, apre improvvisi squarci di romanticismo e altri da commedia, abbinando vari generi senza manifestare una minima esitazione, con un’armonia mai in discussione.
Così, mentre il nodo del contendere rimane sempre incentrato sui 250mila dollari che fanno gola a tutti e le posizioni apparenti continuano a rigenerarsi, ritroviamo scene cult, destinate a rimanere nella memoria, che guardano anche altrove. Da un lato, uno scontro sul tetto di un edificio è un distillato hitchcockiano al 100%, dall’altro un funerale assembla stranezze degne del migliore Blake Edwards, mentre altri spezzoni indimenticabili vedono Cary Grant fare una doccia vestito nella più totale nonchalance e la coppia di protagonisti scambiarsi dolci effusioni su una barca.
Questo assortimento è diretto da Stanley Donen con un dinamismo encomiabile, aggiornando perpetuamente le coordinate tra doppi giochi, identità da svelare, menzogne, pedinamenti e depistaggi.
In aggiunta, per quanto possa apparire scontato date le circostanze, è doveroso ricordare quanto il cast sia meraviglioso. Nonostante la pressione cui è sottoposto il suo personaggio, Audrey Hepburn non perde occasione per sbattere le ciglia e mandarci in brodo di giuggiole, mentre Cary Grant adopera il suo innato carisma in abbinamento a una calma olimpica. Attorno a questa coppia assolutamente clamorosa, le (presunte) spalle non sono da meno. George Kennedy dotato di uncino è impagabile, Walter Matthau in versione composta a posteriori fa sorridere, mentre James Coburn ripropone quella ruvidezza che l’ha reso celebre in tanti film western.
Dunque, Sciarada è il risultato di una ragguardevole miscellanea di generi, perfettamente a suo agio in qualsivoglia venatura, dettato da una conduzione brillante che getta di continuo fumo negli occhi facendosi comunque seguire per filo e per segno grazie a un ingranaggio disinvolto, con una spaziatura da tutto esaurito e un ritmo sostenuto, senza cedimenti o giri fuori fase, battute al fulmicotone e improvvise uncinate di suspense.
Un intrattenimento intraprendente e di gran classe, scattante e acrobatico, a partire dai colorati titoli di testa e dalle musiche di Henry Mancini, che pochi mesi dopo questo lavoro sarà all’opera su La pantera Rosa.
Cangiante e avvincente, una leccornia.
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