Regia di Alessandro Rossetto vedi scheda film
Renata e Luisa, sono du ragazze che vivono in un paese del Veneto, lavorando qualche ora la settimana, in un hotel a 4 stelle, con tanto di piscina, solarium e grandi locali per cerimonie e meeting vari. Luisa frequenta Bilal, un giovane immigrato albanese; non lo si puo' definire il suo compagno, ma ha con lui rapporti sessuali e di affetto.
Nella loro intimita', la loro alcova e' una roulotte dove il ragazzo vive, vicino al posto in cui lavora, vi sono gli occhi indiscreti di un losco figuro, che paga Renata, con la complicita' di Luisa, all'insaputa di Bilal, che assiste alle loro gesta erotico/sessuali, pagando fior do quattrini.
Di contorno all' intreccio, vi sono gli abitanti di questo non luogo, fatto di terreni coltivati, campi da calcio abbandonati, arterie stradali con auto e Tir che passano indifferenti senza lasciar traccia e qui invece tutto e' fermo rarefatto, si soffoca dal caldo e dal niente mischiato al nulla della gente del posto, che oltre a lavorare non sembra avere di meglio da fare che spiare gli immigrati, che praticando le loro religioni, vengono offesi e criticati. Gli abitanti della zona vanno a feste indipendentiste, dove vengono presi in giro da oratori da strapazzo oppure a sagre di paese in cui si balla con cappelli da cow boy e sembra di essere in Texas e non ad una manciata di chilometri da Rovigo o Belluno.
Si viene chiamati "negri" o "foresti", tutti proprio tutti quelli che vengono da fuori, prima erano i "teroni" ora che dall'alto di certa politica becera e xenofoba in cerca disperata e patetica di voti, vanno bene anche loro, la si da' dietro ad albanesi, nordafricani, romeni, asiatici e via discorrendo.
"Finche' siamo in vita abbiamo tutti la stessa' eta'" e' una massima detta da un vecchio saggio del posto , forse l'unico dei personaggi del paese ad avere a cuore un'idea diversa nei confronti della povera gente che vien da "fuori".
Un film estremamente vero, crudo, spoglio... ma che dall'alto non si dimentica di farci notatre quanto siano tamarri i posti in cui viviamo. Strade, fabbriche, campi, capannoni messi li' senza logica a creare maggiore confusione o forse paura per un mondo e un paese, l'Italia, che non riconosciamo piu', complice e colpevole, un certo modo di far vivere le preoccupazioni alla povera gente, da parte di una fascia politica che fino alla nausea, inventa allarmi sociali, nascondendo con prepotenza, ipocrisia e vigliaccheria i veri motivi per cui i disperati stanno sempre peggio, ottenendo cosi, una "guerra" tra poveri che non fa altro, che complicare stramaledettamente la storia di questo periodo e della vita di molte persone, giovani e non.
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