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Piccola patria

Regia di Alessandro Rossetto vedi scheda film

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La recensione su Piccola patria

di ilpanda
6 stelle

Presentato a Venezia nella sezione "Orizzonti" è arrivato nelle sale (non moltissime, però, a dire il vero e in un periodo non certo di punta qual è la metà di aprile) il primo lungometraggio di Alessandro Rossetto. In una località non precisata del Veneto Luisa e Renata sono due amiche che lavorano sottopagate per un grandhotel, brutto ma con piscina. Renata ha intrecciato una relazione con un uomo maturo cui vuole spillare soldi e decidere di coinvolgere l'amica Luisa, che però si tira indietro quando ad andarci di mezzo sarebbe il fidanzato di quest'ultima, l'onesto albanese Bilal... E' bene dire subito che questo spunto del film, e cioè quello del ricatto sessuale si riduce a un mero pretesto per quella che invece si rivela essere l'intenzione del regista: descrivere una provincia in modo molto amaro, un nordest con spinte indipendentiste che certo non ama l'immigrato, lo considera un elemento estraneo, di delinquenza. Luoghi desolati, trafficati, grandi capannoni e aziende agricole, ripresi anche dall'alto con spirito documentaristico, piccola infelicità domestica, scarse prospettive per i giovani... Purtroppo il regista - almeno a mio parere - sbaglia clamorosamente nel non trattare come si dovrebbe la storia principale, quasi a lasciarla offuscata e mai focalizzata in secondo piano: quella del ricatto, il gioco di meschinità e di depravazione, le amicizie che si spezzano, l'innocente che rischia grosso, e priva così il film di tensione, emozione e persino di erotismo. Su questi elementi avrebbe dovuto spingere per un lungometraggio di finzione che non è un documentario. E invece non ci rimangono altro che alcuni elementi su una realtà di provincia, con tanto di dialoghi in dialetto e musica del luogo, di un Nordest in difficoltà, di un immigrazione anche clandestina (il cugino di Bilal). E come se non bastasse non è un realismo puro, ma fortemente condizionato dalla sua posizione.

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