Regia di Greg McLean vedi scheda film
Dieci anni dopo la sua personale (ma nemmeno tanto) versione di Non aprite quella porta, Greg McLean torna ad affilare i coltelli di Wolf Creek abbandonando ogni discorso filologico e virando verso altri lidi. Un cambio di direzione salvifico e arguto, con cui si smarca dai meccanismi più logori e da ogni autocensura narrativa, finendo per corteggiare il road movie, Duel, The Hitcher, il western e la black comedy grondante sangue. Rivitalizzando perfino il defunto torture porn, omaggiato dalla gustosa irruzione nel grottesco che caratterizza la parte conclusiva, tra dita mozzate, freak show alla Rob Zombie e un quiz storico a cui uno sventurato inglese deve affidare la speranza di sopravvivenza. Perché il cuore di Wolf Creek 2 pulsa di un rancore atavico insanabile, ed è la sete di vendetta contro la colonizzazione ad animare la follia omicida di Mick Taylor. Ma al centro c’è ancora una volta l’usuale paesaggio sconfinato dell’Australia, uno spazio che McLean registra con trasporto e macabra ironia, facendone la vittima e il carnefice della storia; l’attivatore dell’incanto e del terrore. Come dire: passate pure in rassegna i canguri, gli scenari mozzafiato e i tramonti incredibili, ma ricordate che l’autostop da queste parti può essere un brutto affare. Specie se incroci un autoctono svitato e reazionario intento a ripulire la sua terra da turisti, collaborazionisti e avventurieri tutti natura e spontaneismo.
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