Regia di Ti West vedi scheda film
Ennesima rilettura di un triste suicidio/massacro collettivo avvenuto nella setta del Tempio del Popolo sotto la guida spirituale del "reverendo" Jones.
Ispirato da un tremendo fatto di cronaca attorno alla Setta del Tempio del Popolo guidata dal reverendo Jones: folle teorico che ha indotto al suicidio, mediante avvelenamento, centinaia e centinaia di adepti (tra uomini, donne e bambini), aiutati -se titubanti ad ingerire la pozione- a raggiungere l'altro mondo da uomini armati.
Non ci sono più scusanti per Ti West, giovane regista che ci ha provato e riprovato a girare un horror senza mai azzeccarne uno che uno, nemmeno di striscio. Se al livello minimo di guardia (in termini narrativi) raggiunto con Cabin Fever 2 è quasi impossibile arrivare, con The sacrament sfiora in più contesti la sua (ad oggi) peggiore regia. Indispone qui l'uso minimalista cagionato dall'inserimento Pov (point of view) e/o found footage (Cannibal holocaust docet): due tecniche spesso mediocri che uccidono il vero cinema consentendo -con budget inesistenti- di realizzare robette come questa, ovvero una sorta di giochino audio/video da vedere tra amici non certo da imporre alla sofferta visione di un pubblico, per di più pagante.
Non sarà certo il nome (in veste di producer) di quell'altra volpe (inteso come complimento naturalmente) di Eli Roth a rendere più significativo questo lavoro che, con l'uso di camera a mano molto tremolante, riesce a generare mal di mare e, conseguentemente, di testa dopo pochi minuti di visione. Né tantomeno interessa più seguire la monotona sceneggiatura quando, nel segmento finale, la violenza si scatena, malamente proposta con qualche effettino gore (ma il colore del sangue è, talvolta, palesemente irreale).
Allora a chi volesse approfondire questa triste vicenda (ancor più tristemente sfruttata cinematograficamente) consiglio di recuperare uno dei diversi film del passato che in qualche maniera ne hanno subito l'influenza: Mangiati vivi! diretto dal sottovalutato Umberto Lenzi, ha perlomeno una ricercata finezza visiva (nonché un azzeccato e ben più significativo Ivan Rassimov, emulo di Jones) e in più il regista preme, con coraggio, sul pedale del compiaciuto effetto splatter; così pure, per le stesse ragioni, è apprezzabile lo pseudosequel diretto dal grande Ruggero Deodato (Inferno in diretta).
In alternativa non è da disdegnare nemmeno Il massacro della Guyana, di Renè Cardona Jr.
Si tratta di tre pellicole del cinema bis in grado di superare e doppiare, per contenuto e stile, un insignificante lavoro qual è The sacrament.
P.s.: un consiglio sincero da dare ai distributori è -soprattutto nel caso dei film horror- quello di smettere di sbandierare in locandina frasi ad effetto del tipo :"Il film più spaventoso" e/o "Terrificante", "Mai visto prima" e via esagerando... di questo passo non ci crederà più nessuno, nemmeno nel caso eccezionale del capolavoro!
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