Regia di Henry Levin vedi scheda film
Susan Hayward offre un'interpretazione di rarissima grazia.
Cronologia mitizzata, ma non per questo priva di verità e vitalità, del lungo matrimonio fra il futuro Presidente degli Stati Uniti, Andrew Jackson, e la divorziata Rachel Donelson. La protagonista del film è in assoluto lei, interpretata da Susan Hayward, al suo massimo splendore, sia per beltà fisica sia per abilità recitativa. La stella del grande Charlton Heston, forse ancora un po' immatura, viene del tutto oscurata dalla profondità di interpretazione della Hayward. Rachel venne accusata di adulterio dai parrucconi dell'epoca, e sullo schermo riversa tutto il suo soffrire privato, senza filtri, ma con grande naturalezza. Ad acuire la pena, le prolungate assenze del marito, che tra un'incursione contro gli indiani e una seduta al Congresso, a casa ci resta davvero molto poco. Rachel però accetta di vivere dietro le quinte del suo ingrombrante marito, e il suo amore non diminuisce di una virgola per la lontananza, e men che meno per le maldicenze delle vecchie carampane, che pure la fanno stare tanto male. E quindi l'uomo, burbero, collerico, raccoglie trionfi ed onori nelle sue scorribande in giro per il Paese, ma il suo premio più importante lo riscuote solo quando ritorna a casa; la donna invece vive perché il suo amore, amore disinteressato, celeste comunione fra anime, sia stella polare per il marito nei lunghi periodi di assenza. La dignità rigorosamente femminile della Hayward nell'adempire a questo difficile compito buca lo schermo infinitamente più di tante eroine di plastica alla conquista dell'universo che affollano in gran quantità le pellicole odierne. La Hayward ci restituisce un'immagine cristallina della femminilità più genuina - senza mai ricadere nello sdolcinato. Un film incantevole: ma non fatelo vedere alle femministe invasate degli anni duemila.
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